NUOTO LIBERO Julie Otsuka

NUOTO LIBERO, di Julie Otsuka (Bollati Boringhieri – ottobre 2022)

 

Recensione 1
“Lo choc dell’acqua – non c’è niente di simile sulla terraferma. Il liquido fresco e trasparente che scorre sopra ogni centimetro di pelle. La momentanea sospensione della gravità. Il miracolo del galleggiamento mentre scivoli, senza impedimenti, sulla liscia superficie azzurra della piscina”.
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Questo libro segna il mio incontro con l’autrice Julie Otsuka, ed è stato amore. Sin dalle prime pagine mi son trovata piacevolmente sommersa dall’acqua della piscina, protagonista della prima parte del romanzo, e dalle parole scelte con una cura preziosa della seconda parte. Con sapiente maestria Otsuka mi ha fatto sentire l’odore del cloro, il rumore dell’acqua mentre si nuota, mi ha fatto vedere colori e dettagli ed ha descritto tutti i “nuotatori” in modo da renderli al lettore “amici”. Difficile credere di non essere mai stata lí. La prima cosa che mi ha colpito é che nella prima parte del romanzo la voce narrante è un “noi”, e questa prima persona plurale fa riferimento ad una comunità di nuotatori che frequenta una piscina pubblica che è collocata sotto la strada, è sotterranea: sono un gruppo unito divisi solo dal loro appartenere ad una determinata corsia lenta, media o veloce. In piscina, in acqua, sono tutti uguali: leggeri e senza problemi…senza pensiero alcuno ad eccezione della voglia e del bisogno di nuotare. Quel tempo in piscina scandisce la vita di ciascuno donando un ritmo personale unico.

All’improvviso i nuotatori scorgono una crepa sul fondo…e cambia tutto.

Cambia il registro vocale del romanzo e cambia la visuale.

Il lettore come i nuotatori resta spiazzato, destabilizzato.

Perché compare una crepa?

La crepa fa da imbuto, e dal gruppo l’attenzione si pone solo su una sola figura, ormai solitaria, una delle nuotatrici più assidue, Alice, pensionata alle prese con un rapido peggioramento cognitivo…

Dalla piscina si passa alla struttura del Bellavista. E il lettore segue con ancora più attenzione…

La scrittura di Otsuka altro non è che il seminare dettagli visivi in modo decisamente ipnotico. Esattamente come fa un sassolino sull’acqua si susseguono cerchi di varia ampiezza per fare entrare il lettore in empatia con Alice e sua figlia.

Al noi iniziale consegue una voce anonima che si rivolge alla figlia quasi cinquantenne di Alice.

Madre e figlia commuovono. Emozionano. Avvolgono.

L’incontro tra la figlia e la madre é fatto continui addii e ritrovamenti sempre più veloci e intensi, così come vuole la crepa nella memoria di Alice.

Nello smarrimento identitario che le porta in dote la demenza, Alice si troverà infatti a riesaminare tutta la complessa eredità simbolica della comunità nippo-americana del secolo scorso.

E il “Nuoto libero” diventa una metafora di vita difficile da dimenticare.

Questo libro è scritto per chi conosce le crepe…

Consigliatissimo.

Recensione di Maria Elena Bianco

 

 

Recensione 2

Il terzo romanzo di Julie Otsuka inizia come una commedia sociale. Un “noi” narrativo rappresenta vari nuotatori che frequentano una piscina comunitaria sotterranea. Un microcosmo d’America, per lo più anonimo, anche se di tanto in tanto vengono inseriti alcuni nomi come una sorta di punteggiatura. I nuotatori sono descritti in dettaglio attraverso un’ampia gamma di occupazioni e ruoli sociali, motivazioni per nuotare, stili di nuoto e, infine, soprattutto, attraverso le reazioni a una misteriosa crepa che appare all’improvviso sul fondo della piscina. Inizialmente giudicata come irrilevante dagli esperti, la crepa si trasforma e si allarga, fino a quando le autorità in preda al panico non annunciano che la piscina chiuderà del tutto. Quello che sembra un piccolo atto di generosità nell’ultimo giorno dell’apertura – il bagnino consente a una donna con problemi di memoria di nome Alice di fare un giro in più – lascia il lettore impreparato alla brusca deviazione che il romanzo farà da ora in poi.

 

 

Alice è ora al centro della scena e il suo deterioramento cognitivo e fisico è visto da più angolazioni. La voce narrante è quella della figlia, una scrittrice giapponese-americana, con un’evidente somiglianza con l’autrice. Mentre il deficit cognitivo di Alice aumenta, la figlia si interroga sul suo passato. Si rimprovera per i modi in cui ha deluso sua madre. Ma, riesumando i propri ricordi, inizia anche a riconoscere l’amore che i suoi genitori provavano l’uno per l’altro e per lei.

La combinazione di satira sociale e di un ritratto intimo di perdita e di dolore è la scommessa stilisticamente ambiziosa ma vincente di questo romanzo.

Recensione di Moreno Migliorati
NUOTO LIBERO Julie Otsuka

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