MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO Jonathan Safran Foer

MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO Jonathan Safran Foer Recensioni libri e News

MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO, di Jonathan Safran Foer

Recensione 1

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Do praticamente per scontato che conosciate la storia, in quanto il romanzo è piuttosto datato e il film gode (giustamente) di grande fama. Quindi occhio allo spoiler.

Avevo aspettative molto alte e, come sempre, queste hanno finito col fregarmi: i libri andrebbero affrontati col cervello a tabula rasa…quando imparerò sarà sempre troppo tardi.

Non posso dire che questo non sia un bel romanzo, o che non mi sia piaciuto: non mi sono innamorata però. Incredibilmente ho apprezzato di più il film che, per carità, è un gran bel film, ma raramente questo è stato un elemento che mi abbia fatto surclassare il testo scritto.

E’ probabile che questa sia una storia la cui suspense su quanto avviene e, soprattutto, sul SIGNIFICATO di quanto avviene, sia un ingrediente fondamentale che io mi sia fatalmente giocato.

Quindi, se siete tra i fortunati che ancora non lo hanno fatto, vi raccomando la regola aurea: prima il libro, poi il film.

Un paio di riflessioni comunque mi viene da farle.

Primo, ho tanto pensato a quanto sia tragico, insostenibile, perdere una persona all’improvviso e non conoscere quali siano stati i suoi ultimi momenti. Non sapere come sia morta. E’ ovvio che il padre sia rimasto ucciso nell’attentato delle Torri, ma ritorna ossessivamente la questione se egli sia rimasto schiacciato dal crollo, o se sia stato una di quelle persone che si sono buttate.

Chi sono quelle persone che vediamo in quelle tragiche foto nel loro drammatico volo?

E’ una domanda terrificante. Molto forte. Incredibilmente vicina.

Secondo, ho apprezzato che questo non sia in qualche modo un romanzo politico. Non è una storia “americana”, infatti al suo interno si intrecciano vicende altrettanto tragiche a quelle dell’attentato: il bombardamento di Dresda, la bomba di Hiroshima. Non ci sono buoni e cattivi. Ci sono solo le vittime di eventi enormi, della storia che passa con la sua mannaia e fa i disastri.

Un racconto universale sulla condizione umana.

Come ci si riprende da eventi così grandi? Soprattutto, davvero ci si riprende? E come si fa?

Mi ha colpito sapere come questo sia stato il primo romanzo (nel 2005) a tentare di affrontare la questione Torri. Non a caso tenta di farlo con la voce di un bambino, e forse questo è l’elemento che più di tutti deve far riflettere. I bambini sono i nostri più grandi giudici, i soli deputati ad esserlo, l’unica vera voce che conti.

Quindi, no. Cancellate quanto ho scritto sopra. Leggetelo questo romanzo.

E’ un grande romanzo.

Recensione di Nicoletta Tamanini

 

Recensione 2

Quando un libro ti sorprende, quando tra le pagine ritrovi pensieri che credevi solo tuoi, quando leggendo piangi e ridi contemporaneamente…ecco puoi dire di aver trovato un altro libro del cuore.

Non dimenticherò mai Oskar Schell.

 

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Chi è? Ma è il piccolo, dolcissimo, geniale bambino protagonista di questo libro che è la storia del dolore, della perdita e del percorso di rinascita.

In queste pagine c’è l’analisi psicologica di chi resta, resta e non sa darsi pace, resta e non avrà risposte per le mille domande che la sua mente – senza tregua – formula.

Il piccolo Oskar perde il suo papà Thomas Schell nell’attentato delle Torri Gemelle.

La deflagrazione più devastante, però, è quella che successivamente avviene fra le mura domestiche, dove ogni superstite è solo con il suo dolore, avvolto dal silenzio e dalla solitudine.

 

In un solo istante Oskar perde il suo compagno di giochi, il suo interlocutore preferito e il suo eroe, perde la voglia di andare a scuola, perde la voglia di vivere la sua infanzia.

Oskar non riesce a farsi una ragione di quell’assurdo destino. Rivive continuamente gli istanti in cui ha ascoltato le ultime parole di Thomas, vive il senso di colpa di non aver risposto al telefono in preda ad un’angoscia paralizzante.

Ma quel padre che tanto lo aveva amato, deve avergli lasciato un messaggio. Il loro rapporto sicuramente trascende anche la morte.

Oskar trova una chiave “misteriosa” fra gli oggetti del genitore e pensa che questa celi qualcosa di importante, che potrà fargli rivivere il profondo legame padre-figlio così tragicamente spezzato.

Sullo sfondo la madre alla quale Oskar arriva a dire: “Avrei preferito che ci fossi tu”.

Oskar è atterrito da questo suo pensiero ma, solo dopo averlo espresso, riuscirà – proprio con l’aiuto della madre – ad iniziare il suo faticoso percorso di rinascita.

 

L’autore, però, non ha attenzione solo per il dolore di Oskar, in queste pagine ci ricorda che la storia dell’uomo è intrisa di dolore, che ogni generazione ha vissuto la sua tragedia e che ognuno di noi ha un vissuto fatto di perdita, dolore ed elaborazione.

L’analisi con la quale indaga il profondo dei suoi personaggi è attenta, accurata e partecipe.

Una sorpresa anche la scrittura: è molto attuale per il modo in cui la vicenda viene raccontata e soprattutto per come viene sentita dal protagonista, ricca di dettagli vividissimi che penetrano goccia a goccia in chi legge, fino a sgorgare in momenti di vera commozione.

Un libro bellissimo.

Recensione di Gabriella Calvi

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