METODI PER SOPRAVVIVERE Guðrún Eva Mínervudóttir

METODI PER SOPRAVVIVERE, di Guðrún Eva Mínervudóttir (Iperborea – gennaio 2023)

 

 

Lascio le calde spiagge del Sud e varco i confini per approdare nelle fredde terre del Nord.
Mi ci trascina con facilità Iperborea con le sue accattivati pubblicazioni dandomi la calda, squisita sensazione di fare parte di una nicchia di lettori che va oltre.
Approdo in Islanda in un piccolo sobborgo di Reykjavík.
Qui faccio la conoscenza di quattro esistenze, logorate dalla solitudine e dalla noia, e un cane.
Un ragazzino con una madre depressa e un padre assente, un’adolescente anoressica, un pensionato invalido, una vedova e un cane Labrador iperattivo.
Cosa hanno in comune le quattro esistenze? Il vuoto, l’ombra dell’assenza, il rifiuto della compassione per sé e per gli altri (“la compassione sta sullo stesso piano del disprezzo. Io personalmente mi arrabbierei molto con chiunque ritenesse la mia esistenza degna di compassione”.)
E il cane li sta a guardare ignaro dall’alto della sua semplicità esistenziale.

 

 

Il caso, il destino, il fato o più semplicemente il bisogno inconscio, li fa incontrare. Le loro esistenze prive di funzionalità si intrecciano dando valore aggiunto alla regola matematica che afferma: negativo per negativo dà positivo. Si aggregano queste vite in un’intimità e condivisione silenziosa.
Tutta qua la trama.
Ma i toni reali, la vivacità descrittiva, il velato sarcasmo nel soppesare la gravità dell’esistenza, le difficoltà nel viverla, ne fanno un romanzo corale e universale che unisce tutti i punti cardinali del globo terrestre.
Misere vite singole che acquisiscono grandezza funzionale nello spirito e nell’animo dalla necessità atavica e inconscia di relazionarsi con i propri simili.
Una parola, un gesto, un sorriso, una carezza, una pacca sulle spalle, un piccolo regalo: segni di umanità.
Perché come cantava il nostro Gaber

 

 

“L’uomo non è fatto per stare solo
E il suo bisogno di contatto è naturale
Come l’istinto della fame.
E’ una cosa strana
Una mania di sicurezza
Che può chiamarsi addirittura
Istinto di salvezza
Quando ho paura di sprofondare
Mi attacco a qualche spalla
Con la speranza e la consolazione di restare a galla

L’uomo non è fatto
per stare solo
E il suo bisogno di contatto è naturale
Come l’istinto della fame
L’uomo non è fatto per stare solo…”

Il libro di Guðrún Eva Mínervudóttir è un romanzo buonista, fiducioso, privo di ogni forma di retorica perché scava con genuinità e innocenza l’animo dei quattro personaggi attraverso i gesti quotidiani di un’apparente piatta routine.
Questi scoprono inconsapevolmente l’empatia, imparando che “in ogni parola scambiata” può celarsi “la promessa di qualcosa di straordinario” capace di alimentare quella forza necessaria per sopravvivere in questa valle di lacrime.

Recensione di Patrizia Zara

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