Libro – THE DANISH GIRL, di David Ebershoff
Recensione 1
È la prima volta che mi imbatto in una storia così originale sotto diversi punti di vista. Sono entrata dentro un matrimonio unico, come non ne avevo ancora letto fin’ora.
È la storia di Einar- Lili e di sua moglie Greta ( Gerda nel film e nella realtà ) che si trovano a fare i conti con la scoperta e la messa a galla della transessualità di lui in una Danimarca alle soglie degli anni ’30. Tutto nasce un giorno per gioco, ma le cose diventato serie e Einar piano piano sparisce fino a lasciare completo spazio a Lili.
I punti di riflessione che nascono seguendo la storia e il film, sono tanti. I più toccanti partono ovviamente dalla scoperta della transessualità e cosa ha significato accettarla da parte di entrambi i protagonisti. Perché se da un lato c’è Einar- Lili e la sua grande drammaticità nel ritrovarsi in un corpo e non sentirlo proprio (come lo definisce ” scherzo della natura”), dall’altro abbiamo Greta che perde a poco a poco suo marito e passa dallo sconvolgimento e rifiuto iniziale all’accettazione definitiva. Una perdita ancora più difficile, se possiamo dirlo, in cui l’amore della sua vita continua a vivere ma nelle vesti di una donna senza permettere mai un distacco definitivo (almeno fin quando non accetta il corteggiamento di Hans, avvenuto solo dopo l’epilogo finale).
È una storia in cui l’ Amore come sentimento si manifesta nella sua forma più pura: Greta, accetta e accompagna Einar durante la trasformazione, nella prima operazione, nell’iniziare la convivenza in casa con una donna fino al momento finale in cui Lili sceglie di sposare l’uomo di cui si è innamorata. Greta denomina una grande capacità di amare, dove amare è il bene dell’altro e la sua libertà, non la propria egoistica felicità.
Un po’ lento ad Iniziare ma non nel continuare perché dopo è la storia a far da padrona, a spingere il lettore ad andare avanti e immergersi in questa storia d’amore, di perdite e ritrovamenti.
Recensione di Giusy Catapano
Recensione 2
Copenaghen, inizi del Novecento. Marito e moglie nel loro atelier dipingono. Lui paesaggi dei luoghi della sua infanzia, lei ritratti. Ma quel giorno la sua modella non si è presentata così per gioco chiede al marito di aiutarla, di vestirsi da donna e posare per lei. Ma non sa che sta per aprire una porta che da sempre dall’altro lato qualcuno aspettava si spalancasse: Lili.
Comincia così una strana coabitazione di due figure che a tratti diventano tre: Greta, il marito Einar e la piccola e innocente Lili.
Einar è diviso fra quello che è, uomo sposato in un contesto sociale particolare, e quello che sente da sempre di essere, la piccola fragile e delicata Lili. Non si sente con il suo corpo esile, le sue caviglie piccole, i suoi arti glabri di far parte della categoria dell’essere maschile e Greta con la sua personalità forte prevaricatrice a tratti lo schiaccia. Lei in fondo vuole solo che lui sia felice, se come Einar o come Lili poco importa, così lo incoraggia, lo aiuta a tirare fuori quella parte di sé che è rimasta nascosta per troppo tempo, non senza sofferenze per entrambi e con difficoltà.
Tratto da una storia vera, il libro è ben scritto, un po’ lento forse nella parte iniziale e in alcune parti forzato.
Recensione di Luciana Galluccio
Film – THE DANISH GIRL, di Tom Hooper
(id.)
di Tom Hooper (Usa, 2015)
con Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Matthias Schoenaerts, Ben Whishaw, Amber Heard, Sebastian Koch
durata: 120 minuti
★★★★☆
Danimarca, 1920: il pittore Einar Wegener (Eddie Redmayne) e l’adorata moglie Gerda Gottlieb (Alicia Vikander, fresca di Oscar), anch’essa pittrice, sono una giovane coppia affermata e innamorata. Un giorno, in assenza della modella, Gerda propone al marito di posare in abiti da donna per un ritratto: l’uomo scopre di sentirsi talmente a suo agio al punto da usarli sempre più spesso, trasformandosi nella fantomatica Lili Elbe e scegliendo definitivamente l’identità femminile. Fino alle estreme conseguenze: Einar/Lili sarà il primo essere umano della storia a tentare un’operazione di cambio di sesso.
Con una trama così, capite bene che il rischio di (s)cadere nel ridicolo involontario è sempre dietro l’angolo. Per questo bisogna dare merito a Tom Hooper di aver saputo costruire una storia (realmente accaduta) drammatica, toccante e assolutamente credibile, seppur in linea con i canoni tradizionali del suo cinema (quelli che, personalmente, non mi avevano fatto amare nessuno dei suoi film precedenti).
The Danish Girl è infatti anch’essa un’opera patinata e spudoratamente ruffiana, dall’ impianto classico, le atmosfere eleganti e rarefatte, politicamente correttissima: va però riconosciuto che il film funziona alla grande, creando nello spettatore un crescente trasporto emotivo che esplode in un finale sconvolgente e durissimo. Oltretutto, il film esce in Italia proprio nel momento migliore, ovvero mentre infuria il dibattito sulle unioni civili e la cultura transgender, che inevitabilmente hanno regalato alla pellicola tanta pubblicità gratuita…
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