Libro/Film DUNE Frank Herbert – Denis Villeneuve

Libro/Film DUNE Frank Herbert – Denis Villeneuve

Ho proprio deciso oggi di fare come i tuttologi che imperversano nel web! Ho letto il libro, ho visto il film, quindi so tutto sulla fantascienza!

Non è vero, di fantascienza non so niente, ma di sicuro questo libro è uno dei pilastri di questo affascinante quanto oscuro genere letterario.

C’è chi lo considera “Il Signore degli Anelli della Fantascienza” e io sono abbastanza d’accordo. Solo che quando me lo hanno detto, mi sono approcciata a questa lettura aspettandomi lunghe descrizioni e ritmo cadenzato… alla Tolkien insomma e invece…

Herbert ti butta da subito nell’azione. Non descrive praticamente nulla, perché (almeno questo è quello che è capitato a me), lascia al lettore la facoltà di immaginarsi quello che lui non dice.

Lui va al cuore: va ad eviscerare i rapporti tra i personaggi. Attraverso la storia della conquista di Arrakis ci racconta quello che avviene nel sottobosco ombroso della politica, delle fragili relazioni tra i “feudi” di un Impero. Le forze in gioco sono le stesse che ritroviamo ancora oggi. L’antica lotta tra la Religione e la Politica, la corsa al Potere, l’arte della Strategia e delle alleanze, la forza di Ribellione degli oppressi, sono tutti ingredienti che Herbert mirabilmente intreccia in questo romanzo che si conclude, ma non si conclude.
Ho apprezzato molto che non ci sia il solito finale aperto.

Mi piace avere la scelta se continuare o no nella lettura e qui ho deciso di continuare. C’è ancora tanto da scoprire, tanti sottili meccanismi che in un libro solo non si possono condensare. Ci deve essere dell’altro e ho deciso perciò di continuare.
Il nuovo film l’ho trovato pertinente e ho apprezzato molto il fatto che la pellicola non abbia la pretesa di raccontare tutto in due ore. Nel film ci sono le prime 250 pagine del libro e sono rese a mio avviso alla perfezione.
Lasciatevi trasportare nel mondo di Dune. E’ lontano da noi? Certo che lo è… ma gli umani non cambiano, anzi… respingono con forza il dominio delle macchine e tornano ad usare la testa come arma. Affascinante, non c’è altro da aggiungere
Buona lettura

Di Rita Annecchino

Libro – DUNE. Il ciclo di Dune, di Frank Herbert

Il Ciclo di Dune è una esalogia di fantascienza scritta da Frank Herbert fra il 1965 e il 1985.

Il tutto ha inizio con l’assegnazione del controllo del pianeta “Arrakis”, “Dune” al duca Leto Atreides, dall’imperatore Shaddam IV, della casa Corrino.

Comincia così una concatenazione di eventi che porteranno all’esasperazione della faida secolare fra gli Atreides e gli Harkonnen, “mitica”, a suo modo, la figura dell’astuto e crudele Barone Vladimir Harkonnen, capo dell’omonima casa. Conosciamo così i “Fremen”, gli abitanti di “Dune”, le tempeste di Coriolis, sature sabbia abrasiva, i vermi delle sabbie, la spezia (alias Melange), capace di allungare la vita, offrire la facoltà di prevedere il futuro ed acuire tutte le potenzialità della mente umane.

In realtà dovevano essere almeno sette romanzi, ma l’autore morì poco dopo l’uscita del sesto. Il figlio, coadiuvato da un altro autore ha poi “arricchito” la saga con “prequel” e “sequel”

che la portano a “conclusione”. Non essendo certo dell’aderenza di questi all’idea originale dell’autore mi sono “risparmiato” la “fatica” di andarmeli a cercare.

Il ciclo è ambientato prevalentemente su una landa desertica e inospitale, luogo unico nell’universo di produzione e raccolta della “Spezia”, o “Melange”, una sostanza, una droga, fondamentale per la struttura della società simil feudale dell’impero organizzata attorno al Landsraad, alle Famiglie Nobili e alle Gilde. “Arrakis”, o “Dune” appunto ed il suo complesso ecosistema.

“Dune” e l’intera saga di Herbert hanno influenzato nel profondo gli altri autori di fantascienza e registi, un esempio è “Guerre stellari” dori, la religione, il ruolo delle Donne, l’ecologia. Herbert ammanta la sua opera di un’aurea di mistero, crea un universo ed una società in cui si intrecciano gli interessi “diversi” di una moltitudine di diverse “entità” in equilibrio precario. Il ritmo della narrazione è talvolta lento, i nomi a volte ostici da ricordare e le trame intricate ed a volte “criptiche”.

Il “Ciclo di Dune” (originale) è ambientato 24.000 anni nel futuro (26.391 d.C.), copre un arco narrativo, discontinuo, di almeno 5/7000 anni e comprende sei romanzi:

Dune (Dune, 1965);
Messia di Dune (Dune Messiah, 1969);
I figli di Dune (Children of Dune, 1977);
L’imperatore-dio di Dune (God Emperor of Dune, 1981);
Gli eretici di Dune (Heretics of Dune, 1984);
La rifondazione di Dune (Chapterhouse Dune, 1985).
Lo consiglio vivamente, e non solo agli appassionati del genere, purché abbiate tempo, pazienza e memoria.
Recensione di Luigi Morelli
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Film – titolo originale: DUNE: PART ONE (USA, 2021) regia: DENIS VILLENEUVE

sceneggiatura: DENIS VILLENEUVE, ERIC ROTH, JON SPAIHTS
cast: TIMOTHEE CHALAMET, OSCAR ISAAC, REBECCA FERGUSON, JOSH BROLIN, STELLAN SKARGARD, ZENDAYA, CHARLOTTE REMPLING, JASON MOMOA, DAVE BAUTISTA, JAVIER BARDEM
durata: 155 minuti
giudizio: ★★★☆☆

Anno di grazia 10191: il Duca Leto Atreides e la sua famiglia accettano, pur consapevoli degli enormi rischi che corrono, di gestire il potere del tumultuoso regno di Arrakis il cui pianeta, chiamato Dune per via della sua superficie quasi totalmente desertica, è il principale custode di una preziosa spezia in grado di allungare la vita agli uomini e conferirgli strani poteri mentali…

Denis Villeneuve ormai ci ha preso gusto con le sfide impossibili: non pago di aver felicemente vinto la scommessa con Blade Runner 2049, un sequel che pareva blasfemo solo a nominarlo (e che invece è diventato poi un gran bel film), il regista canadese ha spostato ancora più in alto l’asticella del rischio cimentandosi nientemeno che con la riduzione cinematografica di Dune, la saga fantascientifica (ma secondo me è più corretto parlare di opera fantasy), oltre che visionaria di Frank Herbert, già affrontata in passato con scarsi risultati da due “mostri sacri” della celluloide come David Lynch e Alejandro Jodorowsky. E se il maestro cileno neppure riuscì a cominciare il film, abortendo sul nascere un progetto enorme e megalomane (gli attori avrebbero dovuto essere Orson Welles, Mick Jagger e Salvador Dalì, le musiche dei Pink Floyd…), Lynch riuscì a girarne una versione che copriva l’intero primo volume, che si rivelò però un clamoroso fiasco commerciale e di critica, tanto da mettergli in seria difficoltà la carriera.

Erano altri tempi. Il Dune di Lynch risale al 1984, un’epoca in cui non esisteva ancora la computer-graphics e gli effetti speciali non potevano essere creati digitalmente, con conseguente aumento a dismisura dei costi di produzione (che il nostro Dino De Laurentiis non era disposto ad accollarsi). In verità, però, più che l’aspetto tecnico era soprattutto la struttura dei libri di Herbert a spaventare gli studios hollywoodiani, giudicata non adatta al grande schermo per la sua complessità, che si pensava potesse allontanare il pubblico. Quasi quarant’anni dopo Denis Villeneuve ha deciso di riprovarci, forte perlappunto dei suoi successi passati: e se oggi gli effetti digitali non sono più un problema, rimanevano comunque i dubbi legati a una sceneggiatura che potesse allo stesso tempo appassionare gli spettatori e non stravolgere il testo letterario (cosa che i fan di Herbert non gli avrebbero perdonato).

E infatti il Dune di Villeneuve è decisamente più fedele ai libri rispetto al film di Lynch, tanto da richiedere un enorme lavoro di scrittura e cura dei dettagli. Non a caso la sceneggiatura di Jon Spaihts, Eric Roth (premio Oscar 1995 per Forrest Gump), oltre che dello stesso Villeneuve, è talmente particolareggiata da coprire appena la prima metà del primo volume, proprio per rendere giustizia alla ricchezza del romanzo di Herbert. Non a caso il titolo originale del film riporta la dicitura Dune: part one (misteriosamente scomparsa nella traduzione italiana) proprio per chiarire che siamo appena all’inizio di un nuovo ciclo, che tutti ci auguriamo possa concludersi… tradotto: i vari seguiti saranno girati solo in base all’eventuale successo commerciale del primo capitolo. La decisione al botteghino, dunque.

Non ci vuole molto a capire che Dune è un blockbuster d’autore: il film di Villeneuve non cerca lo spettacolo a tutti i costi nè ci stordisce testa e timpani con il fracasso di uno Star Wars qualsiasi (anche se, a dire il vero, l’enfatica colonna sonora di Hans Zimmer si rivela un tantinello ridondante. E’ una pellicola diesel, che si prende tutto il tempo che vuole e che dedica l’intera prima parte (un’oretta almeno) a descriverci il complicato universo partorito dalla fantasia di Herbert: il ritmo è lento, contemplativo, sacrificato in funzione della caratterizzazione dei personaggi. Malgrado ciò, chi non ha letto i libri fa una certa fatica a capire di cosa si sta parlando: la trama all’inizio è tutt’altro che avvincente, didascalica e forse anche un po’ noiosetta… di sicuro mette abbastanza alla prova chi si aspettava un filmone movimentato e spettacolare. Al contrario, il nuovo Dune abbraccia la filosofia e l’estetica “spirituale” di Blade Runner 2049, senza però possederne la stessa forza contenutistica.  Nonostante tanto studio, infatti, la morale (banalotta) è quella di sempre: abbiamo un gruppo di ribelli che non accetta la deriva autoritaria imposta dalla politica e prova a smarcarsi per costruire un mondo migliore, possibilmente guidato da figure “illuminate”.

Solo da metà film in poi il nuovo Dune si lascia andare e dispiega tutta la sua potenza di fuoco in nome dell’intrattenimento spettacolare: la fuga di Paul Atreides (Timothée Chalamet) e di sua madre Jessica (Rebecca Ferguson) attraverso le sabbie del tremendo deserto di Arrakis è un’autentica meraviglia visiva, così come i mirabolanti effetti speciali che, questi sì, davvero, riescono a stupire il pubblico. Tutto l’aspetto tecnico è infatti di prim’ordine, stupefacente, così come le splendide location, immortalate con maestria dalla fotografia seppiata di Grieg Fraser e abilmente ricostruite dalla scenografa Patrice Vermette. Tanta magnificenza esteriore non è però del tutto sufficiente a rendere avvincente la visione di una pellicola fin troppo adulta e concettuale, che concede pochissimo pathos e altrettanto poca empatia allo spettatore, dimostrando di avere un’anima ma poco, pochissimo cuore. Malgrado infatti i colori “caldi” del film, le emozioni che questo restituisce sono alquanto fredde, confermando tutte le difficoltà nel rappresentare un’opera letteraria monumentale e alquanto complessa come quella di Herbert.

Non dimentichiamoci però che siamo solo all’inizio. Noi stiamo recensendo un film che è solo il prologo di una saga cinematografica che, incassi permettendo, si svilupperà nei prossimi anni e in chissà quanti capitoli. Commentare la prima parte di Dune è come commentare una partita di calcio dopo aver visto solo il primo tempo. E’ alquanto evidente che parliamo di un film monco: ci sono interi personaggi, anche “vip”, che in questa “part one” vengono appena accennati (uno su tutti: la bellissima Zendaya, nel ruolo di Chani la ragazza Fremen) e molte sottotrame di cui non vediamo e non capiamo gli sviluppi, che si sveleranno veromilmente negli episodi successivi… per il momento dunque limitiamoci a considerare Dune per quello che è: un poderoso fantasy d’autore (io faccio fatica a considerarlo fantascienza) che mette in scena una storia adulta e sfaccettata, mostrata con enorme eleganza ai nostri occhi. Per adesso, ci si può accontentare.

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