LE STRADE DI LARREDO Larry McMurtry

LE STRADE DI LARREDO, di Larry McMurtry (Einaudi)

Questo romanzo rappresenta, per me, la parentesi aperta ed estesa, nello spazio fra due lunghe attese.

Una, di cui ancora mi porto i segni addosso, è l’attesa che ha accompagnato, tempo fa, la ricerca di “Lonesome Dove“. Un’avventura che ha coinvolto colleghi librai di mezza Italia (ne ho scrtto un lungo post proprio su questo gruppo), che si sono spesi con commovente umanità, per procurarmi l’edizione rilegata dell’enorme tomo che inaugura la tetralogia di McMurtry.

La seconda, è l’attesa che si è consumata nei lunghi mesi che hanno preceduto la pubblicazione del terzo volume, “Il cammino del morto”, avvenuta proprio oggi.

In mezzo, lo spazio cui accennavo: “Le strade di Laredo”, secondo volume della saga, terminato di leggere poche ore prima della pubblicazione del terzo.

Una forte folata di vento fa volar via un cappello leggero, troppo leggero per il vento del Texas. Inizia così la nuova avventura di Woodrow Call, leggendario ex ranger assunto da un funzionario delle ferrovie per dare la caccia al giovane Joey Garza, spregiudicato bandito che imperversa lungo il confine fra il Messico e il Texas.

Posti squallidi e sperduti, come Ojinaga o Quitaque, piccoli villaggi pericolosi e oscuri, come Presidio e Crow Town, luoghi in cui risuona l’eco delle gesta eroiche del vecchio capitano, lanciatosi in una ennesima, impossibile impresa.

«Tutta l’America si trova in fondo a una strada selvaggia, e il nostro passato non è morto ma vive ancora in noi. I nostri avi avevano la civiltà dentro; fuori, la natura selvaggia. Noi viviamo nella civiltà che loro hanno creato, ma in cuor nostro quel mondo selvaggio perdura. Viviamo ciò che sognarono e ciò che loro vissero, noi lo sogniamo». Questa la citazione in esergo a Lonesome Dove, il capolavoro Premio Pulitzer nel 1985.

Per uno strano scherzo del destino, il libro di McMurtry uscì a pochissime settimane di distanza da un altro capolavoro del genere western, “Meridiano di sangue” di Cormac McCarthy. Ma i due libri non potrebbero essere più distanti fra loro (come ha spiegato in modo eccezionale Tommaso Pincio), divisi come sono fra un romanzo da collocare nel “canone occidentale” (McCarthy) e un romanzo “popolare” (McMurtry). Metafisico, tragico, visionario, gnostico il primo, drammatico, realistico e umano il secondo.

Di un passato che «non è morto ma vive ancora in noi» si continua a sentire, vivissima, la presenza anche in “Le strade di Laredo”. Il tempo si è portato via alcuni dei vecchi compagni del capitano Call, anch’egli ormai divenuto anziano, lento, appannato. Il tempo, inesorabile, spietato, feroce. Un cavallo imbizarrito, che ci arriva addosso a tutta velocità.

Un romanzo che è molte cose insieme. Una riflessione sul tempo, senza la benchè minima concessione alla retorica. Nostalgico, senza essere mai patetico. Racconto crepuscolare, in continuità con il primo volume, rispetto a cui trovano molto meno spazio le lunghe carrellate sul paesaggio circostante; quelle descrizioni torrenziali, minuziose, così tanto reali da tramutarsi – come scrive Luca Briasco nella sua antologia “Americana” – in un vero e proprio co-protagonista del romanzo.

Motore della storia, da metà in poi, sono due donne straordinarie (Lorena, una vecchia conoscenza per i lettori di Lonesome Dove, ma soprattutto Maria, la madre messicana del bandito Joey); fra le due donne – e in generale, fra le molte donne che popolano il racconto – si instaurerà un rapporto di solidarietà, una reciproca comprensione, una spinta, uno slancio, di una intensità davvero impressionante, che commuove. Perchè è la lealtà, più di tutti, il sentimento che muove i protagonisti di questa opera monumentale; la lealtà, più dell’onore, più della gloria, più del coraggio.

A proposito di un caposaldo della letteratura western (udite udite, scritto da una donna) e ancora inedito in Italia (“L’uomo che uccise Liberty Vallance”, finalmente in uscita, a giorni, con la traduzione di Nicola Manuppelli) , Romana Petri ha usato un’espressione di assoluta efficacia, parlando di «una dichiarazione di lealtà all’amore».

Nessuna espressione potrebbe essere più indicata, per descrivere le molte, moltissime triangolazioni di sentimenti, fra i numerosi personaggi che popolano le migliaia di pagine dell’epopea di McMurtry. Cos’altro potrebbe essere, se non la «Lealtà all’amore», a convincere il vecchio Pea Eye a seguire il suo capitano in una impresa pericolosa? O a muovere Lorena e Maria, nelle loro rispettive, disperate missioni di salvataggio? Cos’altro è, infine, se non una profonda, purissima, «dichiarazione di lealtà all’amore», lo slancio di una madre verso un figlio, di una donna verso i figli di una mamma morente, di un uomo verso il proprio destino, anche quando questo gli appare già deciso, scritto, segnato?

Larry McMurtry

“Le strade di Laredo”

Einaudi

Recensione di Valerio Scarcia

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