IL PASSAPAROLA DEI LIBRI HA INTERVISTATO Chiara Condò della libreria Il pensiero meridiano Tropea
Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?
La libreria Il Pensiero meridiano è una piccola libreria indipendente – attualmente l’unica indipendente dell’intera provincia di Vibo Valentia. Siamo nati il 21 marzo 2015, in una Tropea orfana della sua storica libreria, per la quale io avevo lavorato stagionalmente dall’età di 18 anni. Piccolissimi nella metratura (si parla di meno di 40 mq) ma vasti e profondi nella selezione.
Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?
Abbiamo tre diversi tipi di clientela: la clientela locale, quella italiana e quella straniera. Grazie al rilievo turistico di Tropea, piccolo paese della Calabria e al contempo meta turistica famosa a livello mondiale, abbiamo una clientela davvero articolata. In generale si tratta sempre di lettori curiosi, avidi di occasioni di incontro, cercatori di cose belle e di un ambiente che li faccia sentire a loro agio. La mia libreria non è mai respingente o troppo “difficile”. Baso sulla dolcezza e l’accoglienza tutto il mio lavoro.
Lettori si nasce o si diventa?
Categoricamente si diventa. Sono nata da una bellissima famiglia di non lettori, e se ora sono una libraia è per merito loro, che senza costringermi mai a leggere mi hanno insegnato a difendere la mia passione più grande.
Essere librai nel 2019: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?
Tutto tranne la cosa fondamentale: l’importanza del consiglio e della capacità di raccontare. E’ vitale che la libreria sia ben posizionata su internet e tutti i social networks, e che abbia una vita on line ben attiva e sempre aggiornata. Abitando in un contesto che dal punto di vista culturale offre poco o nulla (specialmente per quanto riguarda i luoghi: biblioteca, cinema, teatro), è fondamentale che la libreria diventi un luogo per realizzare quelle occasioni. Quindi gruppi di lettura, progetti per le scuole, letture animate per i più piccoli, cineclub. Tutto per raccogliere la grande fetta di non lettori, che in Calabria è pari al 70% della popolazione.
Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?
Come dicevo nella domanda precedente, i social sono un’enorme opportunità per andare “fuori” dalla libreria. Uscire dai propri confini è il mio obiettivo più grande: la libreria deve uscire in piazza e andare per le strade, camminare insieme ai lettori – sia fisicamente che online. Crescendo in una famiglia di non lettori è stato bellissimo per me poter diventare libraia: all’improvviso avevo la possibilità di condividere la bellezza delle storie che leggevo con gli altri. Facebook e instagram mi hanno portato al livello successivo. Con le mie stories su instagram ho un contatto ancora più diretto con i lettori/utenti, aumentando l’affetto nei confronti della libreria e la sua risonanza nazionale. Non dimentichiamo inoltre che permette ai tanti turisti che negli anni si sono affezionati alla libreria di restare in contatto con noi. Adesso inoltre le abitudini di acquisto sono molto cambiate: tendiamo ad acquistare online in maniera quasi automatica. I social mi permettono di gestire le tante richieste anche in questo modo.
Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come Il caso di Harry Quebert o la Saga dei Cazalet, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?
Lavorando soprattutto in estate, baso la sopravvivenza della libreria sui tormentoni di turno: sempre viva la letteratura da ombrellone. Penso a La ragazza del treno, per esempio. Si tratta sempre d un mix di potente passaparola, notevole sforzo pubblicitario e una trama che è un mix capace di accontentare tutti i tipi di lettori.
Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?
Tormentone di qualità: Il treno dei bambini di Viola Ardone, edito da Einaudi.
In molti, sul nostro gruppo, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alle lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?
Assolutamente no! Baso il mio fatturato invernale sui tantissimi bambini e ragazzi che affollano la libreria. Abbiamo un gruppo di lettura attivo, formato da lettori voracissimi, capaci di invogliare anche i loro compagni più ostili o indifferenti. Nel mio caso ha aiutato molto la mia giovane età (all’apertura avevo 25 anni), essere così infarcita di cultura nerd e disponibile all’ascolto. I ragazzi adorano raccontarsi ed esprimersi, basta solo porgli le domande giuste e mettersi in uno stato di empatia assoluta. Io devo moltissimo ai ragazzi della libreria. Proprio in questi giorni stiamo lavorando sulla selezione per il nostro prossimo book club e i ragazzi propongono un libro più bello dell’altro.
Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?
Assolutamente no: il libro di carta come quello digitale sono semplicemente due diverse tecnologie per veicolare un unico contenuto. Durante gli anni universitari sono stata una consumatrice vivace di ebooks e li trovo comodi per viaggiare. Io per prima in libreria vorrei offrire un servizio di vendita ebooks, specialmente per i clienti stranieri che devono continuamente ragionare in termini di peso del bagaglio a mano.
Consigliate un libro, secondo voi imperdibile, ai nostri lettori.
Penso a un piccolo gioiello che ho risfogliato in questi giorni: Melodia della terra di Cingiz Ajtmatov, edito d Marcos y Marcos.
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