DISTRAZIONI E GIRAFFE Aforismi e riflessioni sul tempo che corre Alberto Casiraghy (Quinto Quarto)
Ecco un libricino che spolverando la libreria è comparso magicamente senza un granello di polvere. Lo guardo attonita. “Com’è possibile?” mi chiedo fra me e me. E poi leggo il nome dell’autore e sorrido. È Alberto! Allora è chiaro! La sua poesia tiene la polvere lontana!
Così non ho potuto non rileggere gli aforismi di questa raccolta: “Distrazioni e giraffe. Aforismi sul tempo che corre”. Già il titolo è una carezza alla nostra infanzia, perché “Già da giovani le giraffe tendono al cielo” (p.19), proprio come tutti i bambini che allungano le proprie mani verso l’alto, che gli altri sono più grandi e per vedere i loro occhi, la testa è rivolta in su. Credo che sia proprio così che bisogna leggere Alberto: con lo sguardo che va oltre la nostra dimensione quotidiana, rivolto verso l’alto, in segno di apertura e di umile sottomissione alla bellezza della fantasia che ci “distrae” dal tempo che corre. “Quando non avrò più occhi per piangere inizierò con le ascelle” (p.16), che le lacrime ci sono, eccome, ma se siamo ironici, poetici e fantasiosi, tutto si alleggerisce. “Quando nella vita non si trova più nulla è meglio buttarsi nel mondo del contrario” (p.17) Provateci davvero, vedrete come la vostra vita vi apparirà all’improvviso sotto una nuova luce.
Difficilmente riusciamo a tenere a bada i nostri pensieri, le nostre ansie, le nostre paure. Per chi ha
“una predisposizione all’encefalogramma inquieto” (p.15), certo che “A volte un graffio fa scoprire ferite profonde” (p.12). Non mancano aforismi per riflettere sulle sfumature che implicano questioni metafisiche e di difficile gestione. “Scavo freneticamente perché cerco l’inizio” (p. 48) oppure che riguardano la salute e la nostra fragilità fisica: “combatto i miei tumori con fragole e lepidotteri” (p.52) che anche Alberto riconosce di essere “fragile all’infinito” (p. 69); le insidie non sono solo nel corpo, ma anche nelle relazioni: “Mi lascio tradire solo dalle giraffe.” (p. 52) o ancora, riferendosi alla sua meravigliosa relazione con la sua amica Alda Merini: “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, ma zoppicare come Alda Merini è difficilissimo.” (p. 62).
Ogni tanto affiora anche il pensiero della morte, “Morire non è altro che giocare al gioco dell’infinito.” (p. 73), certo non possiamo negare che prima o poi toccherà anche a noi, ma nel frattempo dedichiamoci a ciò che è importante che “La poesia è sempre urgente.” (p.66)
I consigli del Caffè Letterario Le Murate Firenze, di Sylvia Zanotto
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