Le interviste de iL Passaparola dei Libri – Serena Bedini

iL Passaparola dei Libri ha intervistato la scrittrice fiorentina Serena Bedini

 

Parlaci di te: una piccola biografia

Sono nata a Firenze nel 1978, sono vissuta per venti anni a Chiusi in provincia di Siena e sono tornata a vivere a Firenze per studiare all’università. Più tardi ho deciso di stabilirmi in questa splendida città toscana che il mondo ci invidia. Ho studiato al Liceo Classico Agnolo Poliziano di Montepulciano (SI) e mi sono laureata all’Università degli Studi di Firenze in Filologia Moderna con 110 e lode. Sono autrice di volumi di narrativa e saggistica, giornalista pubblicista e docente di Scrittura creativa.

 

 

Parlaci del tuo ultimo libro: come è nata l’idea?

Il mio ultimo libro è L’avventura del viaggio, edito da Edizioni Odoya nel settembre 2021, esattamente un anno fa. È un saggio divulgativo nel quale, analizzando reportage e romanzi di viaggio dalla metà dell’Ottocento ai giorni nostri, ricerco l’emozione di viaggiare che emerge dalle splendide pagine redatte da giornalisti, scrittori e letterati da me citati nel volume. L’idea alla base di questo lavoro risale a molto tempo fa, probabilmente a quando, ancora ventiduenne nei miei studi universitari, fui chiamata a riflettere sull’etimologia della parola “partire” e il suo valore di divisione, di scissione che è profondamente insito in qualunque viaggio. Da allora, ho collezionato e letto numerosissime opere di letteratura odeporica e quindi il saggio si è quasi costruito da solo nel corso degli anni.

 

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Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?

Io credo che la presenza dell’autore possa essere più o meno preponderante nelle pagine di un’opera, ma non sempre scontata né per forza centrale, altrimenti ci confronteremmo sempre e solo con opere autobiografiche, cosa che sinceramente non mi augurerei.

Nel mio caso, preferisco che i miei personaggi vivano una vita propria, distaccandosi dal mio modo di essere e permettendomi di osservare la realtà attraverso i loro occhi. Ad esempio, nel mio romanzo Notturno con fuga, uscito nel marzo 2021 per Ensemble edizioni, ci sono indubbiamente modi di pensare che mi appartengono, tuttavia considerato che i personaggi sono una ladra, un commissario, un pescatore e un uomo razionale e introverso, direi che anche in questo caso ho scongiurato il pericolo di un romanzo autobiografico! Va detto che ciascuno dei personaggi nasce dalle mie riflessioni sui rapporti che ogni giorno cerchiamo di instaurare con gli altri. Notturno con fuga è un romanzo lento, di confronto, in cui almeno tre dei quattro protagonisti sono in fuga da se stessi e allo stesso tempo alla ricerca di sé.

 

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Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?

Spesso mi scrivono: mi trovano sui social o risalgono al mio indirizzo email tramite il mio sito. A me fa piacere leggere le loro opinioni, rispondere alle loro domande. Dico sempre che non pubblico libri per vedere il mio nome stampato sulla copertina, ma perché le mie storie vengano lette, quindi sono felice quando qualcuno mi contatta per raccontarmi le sue impressioni, per chiedermi approfondimenti.

 

Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?

In realtà non ho mai deciso di diventare una scrittrice, onestamente non ci avevo nemmeno pensato. Ho studiato Lettere e quindi la letteratura e i libri sono sempre stati una presenza imprescindibile nella mia vita, ma non era nei miei piani diventare una scrittrice, tutt’altro! Ho cominciato a scrivere per caso, nel 2008. Avevo compiuto trent’anni e sentivo di non essere soddisfatta di me stessa: in autunno poi persi il lavoro a causa della crisi economica mondiale e scoprii di essere celiaca, così all’insoddisfazione personale si aggiunsero anche motivi di preoccupazione dovuti al lavoro e alla mia nuova alimentazione. Mi imponevo di reagire, ma sebbene cercassi di rassicurare me stessa dicendomi che avrei trovato presto un nuovo lavoro e avrei riacquisito quanto prima un migliore stato di salute, mi sentivo incerta sul mio futuro. Già dal 2006, scrivevo per un blog e un paio di riviste e avevo iniziato a recensire artisti e mostre d’arte. Fu proprio un artista a chiedermi di scrivere una storia per lui, cosicché potesse illustrarla. Rimasi molto sorpresa da quella richiesta, ma quando terminai il mio lavoro, ero entusiasta non solo perché sentivo di aver scritto una bella storia, ma anche perché mi ero resa conto che scrivere fa dimenticare la meccanica contingenza del quotidiano e permette di volare, di librarsi leggeri nella fantasia. Da allora non ho più smesso: nel 2009 vinsi il mio primo premio letterario e pubblicai una piccola raccolta di racconti, Stelle cadenti, con la casa editrice ETS di Pisa; oggi sono arrivata alla mia quindicesima pubblicazione, senza quasi rendermene conto.

 

 

Quali sono i tuoi modelli letterari? A quali libri o scrittrici/scrittori senti di poterti ispirare?

Apprezzo molto il realismo magico e per questo le mie storie sono sempre connotate da uno o più elementi fantastici, suggestioni, visioni. I miei esempi, quindi, non possono che essere Bontempelli, Garcia Marquez, Buzzati.

Ci sono poi altri punti di riferimento importanti: Calvino per la varietà, la giocosità, il divertimento che mi trasmette; Baricco per l’originalità; Dacia Maraini per la raffinatezza; Camilleri per la pregnanza delle parole; Murakami per la capacità evocativa. Detto questo, quando scrivo, mi piace seguire i miei interessi, esprimere il senso delle mie riflessioni, riversare sulle pagine quanto l’osservazione e l’ascolto degli altri mi insegnano; soprattutto nella narrativa cerco di immaginare realtà diverse da quella in cui vivo e di comprendere le ragioni di scelte e situazioni che sono lontane da me, immedesimandomi nei personaggi che creo e osservando la vita dal loro punto di vista.

 

 

 

È facile conciliare l’attività di scrittrice con la vita di tutti i giorni?

Io ho sempre scritto per piacere, per divertimento, perché affascinata dalle incredibili potenzialità dell’espressione scritta e della narrazione. Per me, non esiste il peso di scrivere, perché anche se la scrittura può essere impegnativa, a volte persino stancante, desidero costantemente tornare a immergermi in quel mare. Questa estrema libertà nell’avvicinarmi alla scrittura, mi ha sempre consentito di scrivere nei momenti in cui sentivo di volerlo e poterlo fare. In altre parole, non mi impongo ritmi forzati: la scrittura è spontanea, libera espressione, l’imposizione di orari non avrebbe senso e, almeno nel mio caso, sarebbe controproducente. Del resto, quando scrivo un romanzo, non devo costringermi a portarlo avanti: diventa parte delle mie riflessioni giornaliere, un modo per astrarmi, e questo mi consente generalmente di affrancarmi da arrabbiature e preoccupazioni, di non coltivare rancore. La scrittura fa bene e scrivere è bello: perché dovrebbe essere difficile conciliare l’attività di scrittrice con il lavoro e la vita quotidiana?

 

Come ti descriveresti, come lettrice?

Leggo tutto, senza preclusioni: narrativa classica, narrativa di genere (giallo, thriller, fantastico, fantasy, fantascientifico, storico, autobiografico, rosa, erotico, noir, horror, ecc.), saggistica divulgativa, saggistica scientifica (per lo più critica letteraria, narratologia), autori noti e meno noti, libri editi da grandi, medi e piccoli editori. Non comprendo bene perché precludersi possibilità, perché porsi limiti. Un libro ha sempre qualcosa da insegnare nel bene e nel male, in termini di stile, di scelte narrative, di pensiero: può piacere e dunque costituire un esempio, oppure può deludere e quindi permettere di comprendere quali strade evitare.

 

 

 

Come sei arrivata alla pubblicazione dei tuoi libri (raccontaci la vicenda editoriale)

A parte i premi letterari che ho vinto e che in anni diversi mi hanno consentito di pubblicare tre piccole raccolte di racconti con ETS Edizioni (Stelle cadenti, 2009; Giochi, 2011; La forma delle nuvole, 2015), ho sempre inviato una email alla casa editrice che sceglievo, allegando il mio manoscritto e seguendo le norme redazionali che di solito gli editori inseriscono sul proprio sito internet per l’invio dei manoscritti. Non avevo conoscenze nelle redazioni, non avevo la più pallida idea di come si potesse fare a pubblicare un libro e quindi ho sempre seguito le istruzioni che trovavo online: di solito si pensa che gli editori non rispondano, ma, sulla base della mia esperienza, io posso dire che non è vero. Rispondono, rispondono eccome, se un’opera è coerente con il loro catalogo. In questi anni, dal 2009 a oggi, io ho ricevuto tante risposte: affermative, negative, proposte che ho rifiutato e proposte che ho accolto con entusiasmo, pareri motivati e giusti, pareri incoerenti e poco calzanti. Nessun problema: ho sempre accettato tutto, fa parte del gioco. Le critiche negative mi hanno fatto inquietare e mi hanno indotto a riflettere; quelle positive mi hanno incoraggiato e mi hanno permesso di comprendere in quale direzione procedere. Rifiuto sempre e continuerò sempre a rifiutare di pubblicare dietro contributo, non perché lo ritenga sbagliato in senso assoluto, quanto più perché voglio che le mie storie vengano lette e se il primo a non scommettere su di esse è proprio l’editore, come posso sperare di incontrare l’interesse dei lettori? Ovviamente, questa è solo la mia opinione personale: la realtà editoriale è molto più complessa di quanto si immagini e ci sono casi diversi, tutti da analizzare…

 

 

 

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Sono indubbiamente importanti: youtuber, instagrammer, tiktoker stanno cambiando le regole del mercato editoriale e non solo. Personalmente ho sempre amato i social network: ho e ho avuto profili su moltissimi social e mi diverto molto su di essi, ma lo faccio senza accanimento, senza preoccuparmi di aumentare i miei follower: richiede troppo tempo e troppo lavoro diventare molto seguiti sui social e io preferisco dedicarmi alla scrittura, mi è più congeniale. Se un giorno lo reputassi opportuno, mi affiderei a un social media strategist: a ognuno il suo lavoro! Per adesso, va bene così.

 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Diciamo che i libri non nascono dall’oggi al domani, ma necessitano di tempo per arrivare a maturazione, un po’ come i frutti.

A causa della pandemia e dei ritardi a essa correlati, l’anno scorso, nel 2021, sono usciti tre miei lavori con tre diversi marchi editoriali: L’avventura del viaggio per Edizioni Odoya che, come ho detto, ha avuto una lunga gestazione; Notturno con fuga per Ensemble Edizioni che ho scritto nel 2019; Scrivere d’arte, per 78 Edizioni, un vademecum pensato per studenti d’arte, blogger e addetti ai lavori alle prime armi, che ho scritto nel 2014 e ho rivisto più volte prima di arrivare a pubblicarlo. Attualmente sto revisionando un romanzo che ho concluso negli ultimi mesi del 2021, ma che avevo iniziato nel 2017; sto scrivendo un altro romanzo cominciato più di un anno fa e studio per scrivere due saggi che ho in mente da molto tempo; ovviamente non so ancora come e quando questi e altri progetti si tradurranno in pubblicazioni concrete.

 

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