LA STORIA Elsa Morante

La Storia E. Morante recensioni Libri e News Unlibro

LA STORIA, di  Elsa Morante

 

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Recensione 1

Questo non è un romanzo, è un mondo intero! C’è la grande letteratura, ci sono le drammatiche vicende di una famiglia romana negli anni del secondo conflitto mondiale e dell’immediato dopoguerra, l’amore, la disperazione la miseria, la fame, il dramma, la tenerezza e c’è la storia di Roma e dell’Italia di quegli anni ed anche la storia del resto del mondo che viene velocemente spartito dalle grandi potenze.

Si tratta di un romanzo di ben oltre mille pagine molto articolato e pieno di sfaccettature con decine e decine di personaggi difficile da descrivere in poche righe.

Il corso narrativo del romanzo si dipana intorno a Ida, giovane vedova e maestra elementare, di origine ebrea, che vive a Roma con l’irrequieto figlio adolescente Nino (detto Ninnuzzo). Ida, nel 1941, viene violentata da un soldato tedesco. Da questo drammatico evento nasce il piccolo Giuseppe (detto Useppe).

Sono tempi durissimi, l’occupazione tedesca, la deportazione degli ebrei, i primi bombardamenti, i rifugi di fortuna, la fame. Mai in nessun libro ho trovato una descrizione così coinvolgente di quello che succedeva in quei giorni. Mai ho letto una così efficace rappresentazione della disperazione, della solitudine, della forza di volontà di una madre che lotta contro ogni avversità per la vita di un figlio.

Ninnuzzo è sempre fuori, chissà dove, prima camicia nera e avanguardista, poi partigiano e stalinista, poi contrabbandiere. La povera Ida attraversa gli anni più duri della nostra storia in modo drammatico. Mi fermo qui per non spoilerare ma devo dire anche che il romanzo è infarcito di decine di personaggi credibilissimi, alcuni appena accennati, altri ben definiti che aiutano a capire l’Italia di allora.

Una citazione particolare per il piccolo Useppe, personaggio tenerissimo, che nella seconda parte del romanzo diventa protagonista assoluto alla scoperta delle miserie della Roma appena uscita dalla guerra, sempre scortato dalla gigantesca cagna Bella che stravede per lui.

Un libro consigliatissimo. L’unica controindicazione è che dà un po’ di dipendenza e che appena finite le 1.300 pagine si prova un senso di vuoto ma del resto con i veri capolavori succede.

Recensione di Stefano Benucci

 

Recensione 2

Siamo negli anni 40, a Roma. E siamo nella Storia che ripete se stessa all’infinito.

Ida Ramundo, vedova con un figlio, viene violentata da un soldato tedesco e rimane incinta di Useppe. Da quel momento si narra di sopravvivenza, di vita e di morte di gente comune oppressa dal disastro bellico.

Mai ho trovato in letteratura una cosi’ completa visione della condizione umana, legata si alla Storia, ma in fondo, senza alcuna possibilità di incidere sul mondo.

La Morante salva tutti i suoi personaggi, guardandoli con pietà e compassione: Ida, Useppe, Ninnuzzo, Davide sono collocati in una dimensione unica che è condizionante del mistero della vita, del loro inutile interrogarla, e del disorientamento angoscioso. Ogni personaggio rappresenta una storia propria ma anche generale. E tutti sono vittime della Storia. Anche i carnefici, che visti da vicino, paiono senza colpa, vittime anch’essi di un meccanismo che prevede l’impossibilità di scegliere.

Eppure, nella parte finale, le parole della Morante, si fanno grida.

Grida che richiamano alla consapevolezza, all’obbligo di capire e conoscere cosa sia successo, per evitare che si ripeti.

 

E la risposta la fa dire a Davide: ” Tutti quanti ci portiamo dentro nascosto un S.S. o un borghese capitalista; ecco perché la nostra lotta è sempre un’azione monca, un equivoco, un alibi, una falsa rivoluzione.” Ed ecco perche’ la Storia si ripete.
Ed ecco perché Ida, straziata dal dolore dice di non voler più appartenere alla specie umana.

Perché l’unica salvezza e bellezza che la Morante vede è la purezza dell’infanzia, rappresentata da Useppe. Useppe diviene lo sguardo diverso che vede amore e sorpresa anche in un mondo devastato dalla guerra, uno sguardo che cerca di trovare un senso più alto alla vita, semplice e immediato.

 

Uno sguardo che, però , non può a lungo rimanere puro davanti a le brutture e il dolore del mondo, davanti agli abbandoni e alla morte. E allora la domanda che pone, forse, la Morante è: ” Gli uomini, vivendo, possono davvero intervenire nel bene sul corso degli eventi, senza rimanere “complici” di qualcosa di più grande di loro, di ingovernabile, che rende la Storia quella che è stata, uno scandalo che dura da diecimila anni?

Recensione di Egle Spano’

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