LA SPOSA ITALIANA Adriana Trigiani

LA SPOSA ITALIANA, di Adriana Trigiani (TRE60)

“ E’ il segreto della felicità, sai.

Prendere soltanto quel che serve”

Traendo spunto da una storia familiare vera (quella dei suoi nonni), l’italo-americana Adriana Trigiani molto conosciuta negli Stati Uniti ma poco nota in Europa, scrive “La sposa italiana”(Tre60 2018), un libro sul quale ha “lavorato” addirittura per vent’anni avvalendosi della speciale consulenza dello zio, fratello della nonna, Monsignor Andrea Spada che per diverso tempo è stato Direttore de “L’eco di Bergamo” e al quale il libro è dedicato.

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Tradotto in 18 lingue (è il suo primo libro tradotto in italiano), il romanzo (edito negli Stati Uniti nel 2012) rimane per lungo tempo ai vertici della classifica del New York Times ed è un grande ritratto degli emigrati italiani dell’inizio del XX secolo, partendo dai primi del 900 e arrivando fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

I protagonisti, Enza e Ciro, vivono la loro infanzia in due paesini poco distanti ai piedi delle montagne bergamasche. Ciro è bellissimo, alto e forte, molto legato al fratello maggiore Edoardo, riflessivo e portato per lo studio. A causa di una tragedia che colpisce la famiglia, la loro madre, Caterina, decide di affidare i due fratelli alle cure delle suore del Convento di San Nicola a Vilminore. Là i due ragazzi cresceranno ricevendo affetto ed educazione, prima che entrambi siano costretti a scappare per qualcosa di cui non hanno alcuna colpa dividendo per sempre le loro strade: Edoardo a Roma per diventare sacerdote e Ciro in America a raggiungere un italiano, amico delle buone suore, che ha una calzoleria e che lo potrà assumere come apprendista.

 

 

Enza, vive a Schilpario, un paese arroccato sulla montagna non molto distante da quello di Ciro. E’ la prima dei sei figli di Marco e Giacomina, una ragazza forte e indipendente, che nonostante la bellezza ha sempre messo al primo posto la famiglia, con grandi sacrifici fatti sempre con immenso amore. Tra le sue tante doti, un vero talento per il cucito.

I due, si incontreranno, ancora adolescenti, in una dolorosa occasione ma sentiranno entrambi annodarsi il filo invisibile del destino che li legherà per tutta la vita.

Anche Enza, a causa delle sue vicissitudini familiari salperà, insieme al padre verso l’America.

 

 

Dopo inizi stentati, entrambi vivranno vite separate che grazie ai loro talenti miglioreranno la loro posizione sociale e porteranno loro il benessere auspicato. La Prima Guerra Mondiale vedrà Ciro nelle trincee francesi a combattere con gli americani per avere, grazie a quel sacrificio, la cittadinanza del Paese nel quale ormai ha scelto di vivere. Al suo ritorno, la calzoleria sarà ancora prospera come l’ha lasciata e si espanderà da Little Italy a Minneapolis, apportando sempre più lavoro e un amico caro e leale che sarà il suo socio.

Enza, passerà dagli stenti iniziali in casa di una connazionale profittatrice e malevola, alle glorie del Metropolitan Opera di New York, dove sarà una sarta di grido e avrà modo di conoscere e stringere amicizia con un altro italiano di successo: Enrico Caruso.

I due negli anni non hanno smesso di pensarsi, nonostante altri amori, altre relazioni. Ma un giorno, in America, si incontreranno ancora e da allora tutto cambierà…

 

 

Una storia d’amore bellissima, tanti temi profondi come la solidità dei veri sentimenti, l’intensità degli affetti familiari, la dedizione e il sacrificio, la determinazione caparbia, il desiderio di riscatto e di realizzazione di se stessi, la speranza sempre accesa nonostante la sofferenza, inseriti in un contesto storico ben rappresentato e descritto con una prosa semplice e fitta ma scorrevole che regala un senso di realtà impareggiabile. Le vicissitudini dei protagonisti sono numerose e si susseguono in modo vertiginoso invogliando a proseguire nella lettura di una trama piacevolmente intrigante, impossibile da riassumere proprio per la grande quantità di accadimenti. Nonostante le critiche e le accuse di usare stereotipi o personaggi da Harmony, il che potrebbe essere anche vero in alcune scene, o di peccare di luoghi comuni e banalità, a me è piaciuto molto e ora che l’ho finito mi sento un po’ orfana e…questo non è forse un buon segno?

P.S. Mi sarebbe piaciuto conoscere meglio questa autrice ma pare che, nonostante lei in America sforni circa un libro all’anno, ora come ora i titoli recentemente disponibili in lingua italiana siano solo due (questo che ho recensito e Lucia Lucia), a constatazione che il detto “Nemo profeta in patria” è assai veritiero.

Recensione di Maristella Copula

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