PENELOPE ALLA GUERRA, di Oriana Fallaci
È il primo romanzo che leggo di Oriana Fallaci. L’ho sempre conosciuta in veste di giornalista/reporter e per le sue dichiarazioni politiche dell’ultimo periodo. Ho deciso di immergermi in questo romanzo, perché l’ho trovato nella libreria dei miei genitori. L’ho divorato in due sere. L’ho letteralmente amato.
La narrazione è fluida e, spesso, sfocia in un flusso di coscienza, un flusso che straripa con una forza che nemmeno la punteggiatura riesce a contenere.
Al centro troviamo una Penelope moderna, emancipata, non esplicitamente femminista: Giovanna detta Giò tesse la sua tela, ma non in attesa del suo Ulisse, bensì vivendo in prima persona, scegliendo un lavoro che ama, scegliendo di immergersi nelle esperienze con tutta la passione possibile. Lo sfondo è l’America, l’America del sogno, del miracolo, del denaro, delle idee, del pragmatismo. La New York dei grattacieli e delle avenues che, presto, si trasformeranno in trappole, in incubi vertiginosi.
Giovanna lascia il suo compagno per abbandonarsi a questa avventura, durante la quale incontra un altro uomo a causa del quale conoscerà la miseria di chi investe in un’impresa affettiva e amorosa destinata fin dall’inizio a fallire. Presto, la donna si trova al centro di una catena amorosa, che si rompe solo quando lei decide di ritornare nella sua Roma.
Oriana Fallaci mi ha fatto aderire completamente ai personaggi. Ha alzato la mia capacità di immedesimazione. Sono stata dentro Giovanna fino all’ultima parola del libro, pagina dopo pagina.
Recensione di Irene Fabris
PENELOPE ALLA GUERRA, di Oriana Fallaci
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