LA BUSTA ARANCIONE, di Mario Soldati (Bompiani – luglio 2022)
Sono arrivata a questo libro grazie al suggerimento di un lettore raffinato, proprio su questa pagina.
Definirlo un romanzo è, a dir poco, riduttivo.
Parlerei piuttosto di un viaggio nell’ animo umano.
L’ autore scandaglia minuziosamente emozioni, pensieri e sensazioni del protagonista, Carlo Felice.
Pagine di rara intensità che ci fanno arrivare all ‘essenza più intima delle relazioni umane.
L’ esistenza intera del povero protagonista è condizionata pesantemente dalla figura della madre, mai sazia di interferire nella vita del figlio, mai capace di riconoscerne l’alterità, mai consapevole del suo essere – ormai – un adulto.
Importanti le riflessioni sull’ attaccamento e sulle conseguenze della sua disfunzionalità.
È difficile immaginare che une madre possa creare, in nome dell’ amore, tanti problemi e tanta solitudine ad un figlio.
In queste pagine diventa evidente che l’ amore materno può diventare violenza, che il tentativo (maldestro e insensato) di rendere esclusivo il rapporto con il figlio può minare la sua capacità di amare, di instaurare relazioni sane, di vivere.
Così Carlo è condannato a vivere rapporti vuoti, a vedere bruscamente interrotte le relazioni più importanti; a vivere i suoi giorni con l’unico e irrealizzabile obiettivo dell’ indipendenza dalla figura che sì, gli na dato la vita, ma non gli permette di viverla.
La vicenda è ambientata nell’ Italia del Nord, in ambiente borghese e bigotto.
Sullo sfondo vediamo la storia del nostro Paese: il periodo fascista dapprima, la guerra e la resistenza nel seguito.
Carlo, amante della musica, ultimo rampollo di una famiglia agiata, dopo alterne vicissitudini finirà i suoi giorni in Nuova Zelanda con Costantino, il fratello al quale è legato da amore autentico.
Uno scritto introspettivo ed intimo che riesce a tenerti con il fiato sospeso.
Pagine che “squarciano il cielo di carta” e ti nostrano senza censure uno spaccato dell ‘animo umano e del mondo maschile in particolare.
Pagine delle quali occorre far tesoro.
… e rimangono lì due buste arancioni.
Recensione di Gabriella Calvi
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