MORGANA. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe – Michela Murgia  Chiara Tagliaferri

Morgana

MORGANA Storie di ragazze che tua madre non approverebbe, di Michela Murgia  Chiara Tagliaferri

 

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Recensione 1

Avevo già da un po’ questo libro e non so bene perché ma non mi decidevo a leggerlo; poi qualche giorno fa ho rotto gli indugi e mi sono accinta alla sua lettura, che mi ha confermato la capacità delle due autrici di approcciare i problemi della nostra società con audacia e fantasia.

Perché le dieci donne protagoniste di questo libro potrebbero ad una prima occhiata apparire così diverse, così distanti tra di loro da farci meravigliare di trovarle accomunate tra le discendenti ideali della maga Morgana delle storie di re Artù e della Tavola Rotonda.

Ma basta cominciare la lettura che tutti i dubbi sfumano via e troviamo dieci donne che con la loro peculiarità hanno trovato la forza di affermare la propria personalità contro tutti i pregiudizi dell’epoca in cui sono vissute; e non ci meravigliamo più di trovare Moana Pozzi accanto a Santa Caterina, le sorelle Bronte accanto a Moira Orfei, per citare solo le donne che in Italia conosciamo meglio. Ma non mancano neppure figure come Marina Abramovic e Shirley Temple, anche loro a prima vista così diverse.

Tutte donne che, nell’affermare il proprio diritto a vivere come volevano, non hanno sofferto della sindrome di Ginger Rogers che implicava che “per stare accanto a Fred Astaire tu faccia le stesse cose, ma all’indietro e sui tacchi a spillo”, in quello che le autrici definiscono “il migliorismo femminile, una sottile pratica misogina che non dice più che le donne non possano raggiungere gli stessi traguardi degli uomini, ma che se vogliono raggiungerli devono essere migliori degli uomini”; donne anticonformiste, che hanno saputo mettersi in gioco con le loro peculiarità e le loro aspirazioni più profonde, senza paura di scandalizzare o ferire o essere ferite da un mondo che non le comprendeva. E così le due autrici hanno saputo parlarci di queste donne in modo originale scegliendo storie spesso che possono apparire non edificanti e non educative secondo i crismi della società, in poche parole come dice il sottotitolo “ storie di ragazze che tua madre non approverebbe”!

Recensione di Ale Fortebraccio

 

 

Recensione 2

Ed eccomi qua. La dodicesima Morgana.
(Che storia la mia e le vostre! Sento nell’aria l’eco delle vostre voci narranti, amiche mie: vi siete tolte le belle e colorate mascherine?).

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Chiuso il libro “Morgana”, mi  sono da subito riconosciuta nell’antieroina arturiana, strega e fata ai limiti del soprannaturale, rendendomi conto che anch’io finalmente, dopo lunghe lotte, scontri e battaglie, morti e feriti,  possiedo poteri magici.
E ho dedotto dal prezzo delle sofferenze e dei dolori che per ottenere quelle capacità ai limiti del lecito ho dovuto scontrarmi con me stessa.
Eh già, care amiche, ho compreso che le lotte, soprattutto femminili, non sono solo quelle contro gli schemi patetici del mondo sociale, i principali scontri, quelli face to face, sanguinolenti, quelli veri, importanti e decisivi sono contro se stesse, contro quello specchio che ritrae un’ immagine distorta.

Lo sappiamo tutte e dico anche tutti e con tutti mi riferisco  anche ai Maghi Merlino sparsi un po’ dovunque (è giusto citare il Mago Merlino poiché è l’unico che può tener testa a Morgana), il difficile è accettarlo.

Io ci ho messo un bel po’ per capire che quell’immagine riflessa non era la mia e ho fatto appena in tempo, prima di soccombere al volere dei confini, linee, perimetri e aree, a liberarmi dall’incantesimo sociale frantumando quello specchio delle mie brame in mille piccolissimi scaglie luminosissime. E in ogni pezzo millesimale ho visto materializzarsi la mia vera essenza,  fiera e finalmente libera. Ci ho impiegato molti anni ma, come si dice, meglio tardi che mai.

Da ciò le undici storie di “Morgana” le ho considerate sorelle poiché tutte hanno la stessa Grande Madre: la Vita con l’iniziale maiuscola.
Sono donne più famose di me, certo hanno marcato il territorio, le strade, i vicoli, gli angoli, ma io non sono da meno. Del resto la piramide è un’invenzione umana. Io ho raggiunto la cima, partendo dalle cose fatte a pezzi, della mia montagna personale e questo mi basta.

Il libro “Morgana” narra undici storie di donne che hanno creduto alle loro “visioni”. Donne che si sono messe in gioco in un tavolo regolato da leggi maschili senza necessariamente indossare i pantaloni anzi sfoderando le armi del famoso tacco 12.
Mi riconosco in queste donne, le vedo con chiarezza, le tocco con piacere, ne sento il loro primitivo profumo di disobbedienza in quel Eden troppo perfetto, troppo candido,  troppo tutto, troppo niente, troppo divino.

Fantastiche amazzoni del presente, meravigliose antagoniste di schiocche fiabe che le vuole protagoniste soltanto se addormentate in attesa di un bacio di un balordo principe sconosciuto, loro, le mie sorelle, rompono gli incantesimi da sole, loro sono vampire di vita, streghe che rinascono dal rogo in cui le hanno bruciate.
Sorelle mie.

Non guardano ma indietro, non si sporgono troppo in avanti, rimangono piantate nel presente capovolgendone regole e antiquate consuetudini cercando di non infrangere quella legge che li bollerebbe, se violata, con il marchio scarlatto di pazze criminali  – si sanno comportare, sono furbe:  frantumano con forza le norme di un’etica granitica e di quel falso e polveroso buon senso.
Lavorano per una libertà più sottile e duratura non intesa come caos ma come ordine partendo dal caos;  hanno la capacità di riordinare la baraonda delle convenzioni e degli stereotipi, mescolando il mazzo con tutte due le mani, ying e yang, nero e bianco  femminile e maschile, opposti fondamentali ed essenziali per riprendere il gioco in un tavolo senza bari.

Del resto sono streghe buone se non li fai incazzare. Sono stakanoviste, metodiche, disciplinante basta non intralciare con una obsoleta buracrazia il loro percorso, offlimits per molti: i soliti comuni maschi e femmine senza un perché, di questi ce ne sono molti ancora, ahimè!
Le undici storie acquistano il valore di  straordinario in una società vecchia e pigra, ma io di mirabile ho percepito soltanto il profumo dell’unicità, ferma, decisa, cristallizzata nella volontà e determinazione tutta al femminile.
Da quanto sopra è facilmente deducibile che la lettura del libro de quo mi è piaciuta non tanto per lo stile, ma per il fatto che le autrici hanno raccolto undici storie di donne ponendole a  simbolo di tante altre donne, più o meno famose, visibili e invisibili (chissà quante Morgane ci sono in giro)

Del libro “Morgana” mi è piaciuta l’idea, poichè, se è vero che ogni storia può essere rintracciata sul web, è pur vero che raccontata così una dopo l’altra è tutt’altra cosa, da la sensazione di continuità, di crescita irrefrenabile verso un progresso senza distinzione alcuna.
Mi è piaciuta anche la scrittura che risulta chiara e schietta. D’altro canto le protagoniste non hanno bisogno di fronzoli e merletti, le loro storie le vivono sulla loro pelle e i lettori questo lo percepiscono.
Per ultimo.

Molti non amano la Murgia. La trovano irritante nelle apparizioni tv.
Personalmente la considero figlia del suo tempo, ha il suo talento e lo sfrutta.
Io la trovo simpatica e vivace e i suoi libri, finora, li ho graditi perché sono lo spunto che mi  sprona ad approfondire la ricerca dei temi trattati.

“Qual è il migliore accessorio? Un libro. Io penso che l’arte, la letteratura, la musica, il teatro siano la migliore forma di educazione perché  sono una forma di autoaffermazione. Lo stai facendo per te stesso. Se investi nell’arte, se studi per conto tuo l’arte, diventi immediatamente  un ribelle perché la tua vita cambia, esci dalla dinamica del consumismo e inizi a pensare” (intervista a Vivienne Vestwood) dal libro Morgana

Recensione di Patrizia Zara

Recensione 3

“Morgana” nasce prima come podcast sulla piattaforma ‘Storie libere’, successivamente diventa un libro scritto a quattro mani da due streghe o fate Morgane di nome Michela Murgia e Chiara Tagliaferri.

La prima edizione è del 2019 con Mondadori. Quella in mio possesso, è del tempo del Coronavirus, quando la mia compulsiva voglia di comprare libri mi ha costretta a scegliere i libri in vendita in edicola: c’era un’edizione speciale di “Morgana” del 2020 del gruppo editoriale Gedi per Repubblica. Grata come sempre a qualsiasi iniziativa editoriale questa è stata per me salvifica, in un periodo di confinamento e di quaresima confinata. Non sono una vera credente, né una vera miscredente, e apprezzo moltissimo chi riesce a prendere una posizione in questo senso.

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La mia ammirazione per Michela Murgia nasce subito. Scrive quello che penso. Ed è cattolica. Ed è una strega. Una Morgana anche lei. Dell’altra autrice so poco, è un’autrice radiofonica, leggo, ironica, sexy e libera, deduco con gioia dall’abbigliamento nella foto del libro Mondadori (sbirciato online). Poi ascolto qualche intervista e presentazione di e con Michela Murgia e scopro di più sulle Morgane scelte e sulle Morgane preferite delle due autrici. Vengo così a sapere che le Morgane preferite di Michela sono Marina (la performer) e Caterina (che ha il cuore di Gesù), di Chiara le sorelle Brontë (decadenti e innovative) e Tonya, (pattinatrice contadina). Tonya, sono sincera, non l’avrei mai pensata Morgana, ma poco sapevo di lei, come di altre Morgane, ma laddove la mia conoscenza era super appagata, questo libro, mi ha comunque svelato dettagli e offerto visioni nuove e d’ispirazione per me che sono sempre stata una Morgana, a modo mio, vera o finta, accettata o no, da me o dagli altri. Sì perché leggere di queste donne, significa leggersi dentro, interrogarsi, e comprendere le parti oscure che vorremmo lasciare nella penombra.

 

Un bellissimo viaggio e ringrazio con il cuore queste splendide Morgane che mi hanno fatto luce in questo viaggio che comunque ho intrapreso da sempre. E qui mi sento di dirlo: la mia Morgana preferita si chiama H. D. (Hilda Doolittle) ed è stata l’autrice sulla cui opera ho scritto la mia tesi di laurea, una delle prime che ha cercato di rileggere la mitologia dal punto di vista delle donne. Perdonatemi questa digressione, ma mi sento autorizzata a farla, Morgana è un libro aperto, ha un’identità radiofonica e ha creato l’#ashtag #morganasonoio, invitando tutte le donne, e perché non anche gli uomini a condividere la propria storia con gli attributi m-organici. Quali sono questi attributi?

 

Michela Murgia, in una presentazione del libro ci dice che sono essenzialmente tre gli ingredienti che costituiscono il DNA delle Morgane: in primis dobbiamo ricordarci qual è il primo fatto eversivo che abbiamo commesso, infrangendo una regola, in cui non ci siamo sottomesse/i ad una regola. Chi è stato di riferimento per noi in quel momento, chi è la nostra madrina d’adozione: questo è il secondo ingrediente. E, da ultimo, il terzo ingrediente è il fallimento che questa nostra scelta eversiva ha implicato dal punto di vista sociale. Se ho capito bene, sono questi tre momenti che dividono il mondo in due. Da una parte gli eversivi e da un’altra gli altri.

 

Col tempo il fallimento può aprire strade nuove dove la propria personalità scoppia in espressioni dinamiche, potenti e di grande appeal perché vere. Nel libro della Tagliaferri e della Murgia sono dieci le Morgane scelte, dieci donne meravigliose che hanno scelto la libertà e non si sono mai pentite. Nell’ordine sono. Moana Pozzi, Caterina da Siena, Grace Jones, le sorelle Brontë, Moira Orfei, Tonya Harding, Marina Abramovic, Shirley Temple, Vivienne Westwood, Zaha Hadid. Ma vi è l’undicesima donna, alla quale è dedicato il libro intero e l’introduzione: Claudette Colvin. «La prima donna nera arrestata per essersi seduta in un posto per bianchi su un autobus dell’America del 1955 non si chiamava Rosa Parks, ma Claudette Colvin» (p.7) Inizia con una negazione, questo racconto di storie. Un nome negato alla storia. Che poi è un po’ questo il punto: le storie scomode, ‘bruttine’, che non piacciono né agli eversivi, né ai reazionari, rimangono nel dimenticatoio, semplicemente perché la storia non le racconta.

Quindi forse il primo atto eversivo da fare, è raccontare la propria storia. E l’invito, bellissimo è quello di condividere il proprio racconto, di renderlo collettivo, di non viverlo in solitudine, che la solitudine non porta molto lontano! Se sono sola/o, nel momento della scelta, non lo sono più nel momento in cui mi racconto! Il coro è meraviglioso, potente e arriva dritto al cuore perché fatto da più voci. Questo è il messaggio meraviglioso di cui mi sono appropriata dalle Morgane.

 

Ognuna di quelle ‘ingabbiate’ (scusate l’eufemismo) nel libro, è ovvio, non sa di essere una Morgana, ma il fatto di aver dato voce al proprio grido interiore, le ha rese universalmente uniche e potenti, perché fedeli al proprio io profondo.

Ognuna di loro in solitudine arriva al proprio cuore, ma è insieme nel racconto condiviso che si regge la ‘storia’ e si creano le relazioni. Cari amici del Caffè Letterario, dopo questa lettura, che si fa tutta d’un fiato, il mondo si divide in due: da una parte, le Morgane, e dall’altra tutti gli altri. E voi da che parte state? Se ancora non lo avete fatto, affrettatevi a comprare il libro. Oggi hanno riaperto anche le librerie. Non avete scuse.

 

I consigli del Caffè Letterario Le Murate Firenze, di Sylvia Zanotto

MORGANA Storie di ragazze che tua madre non approverebbe, di Michela Murgia  Chiara Tagliaferri

 

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