IO NON HO PAURA, di Niccolò Ammaniti (Einaudi)
Tra tutti i fatti di cronaca di cui da bambina sentivo parlare, quelli che maggiormente mi colpivano erano indiscutibilmente i rapimenti a fine di estorsione. Molti bambini erano tra le vittime e la cosa mi turbava nel profondo. Ammetto che pensavo con vero sollievo al fatto che la mia famiglia non fosse ricca e che certo nessuno avrebbe pensato che potesse valere la pena rapire uno di noi. Non riuscivo neanche ad immaginare quanto drammatica potesse essere una esperienza del genere, sia per i rapiti, sia per le loro famiglie. Pensavo al senso di impotenza delle famiglie a cui venivano congelati i beni. Mi sembrava tanto crudele benché capissi la ratio dietro tale provvedimento.
Mai però avevo considerato la questione dal punto di vista delle famiglie dei rapitori. Niccolò Ammaniti in “Io non ho paura” dà una visione drammatica, realistica e cruda di tale prospettiva. Lo fa in modo magistrale attraverso gli occhi di un bambino di 9 anni, coetaneo del bambino rapito da un gruppo di persone a lui ben note, tra cui il padre.
Non voglio raccontare nulla per non togliere il piacere a chi ancora non ha letto il libro, che caldamente suggerisco. Voglio solo dire che al di là della trama e del finale toccante, è esemplare la descrizione dei luoghi, del tempo che scorre lento in un’estate torrida, la descrizione della povertà materiale e della miseria intellettuale e spirituale di tanti dei personaggi che popolano la scena. Un libro da leggere tutto d’un fiato e certamente indimenticabile.
Recensione di Carla Seatzu
IO NON HO PAURA Niccolò Ammaniti
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