
INQUISIZIONE MICHELANGELO, di Matteo Strukul
Non sono un’appassionata di romanzi storici, eppure questo romanzo è stato strabiliante.
Strukul ricostruisce una Roma logorata dai complotti privi di confini tra politica e religione.
Siamo a metà del 500, Michelangelo é già alla soglia dei 70 anni, ha da poco terminato la Cappella Sistina, è all’apice della sua popolarità. Eppure è un uomo logorato quanto la capitale. Guarda le sue opere e si chiede se ha reso omaggio a Dio o agli uomini di Chiesa, se tali uomini fossero al servizio di Dio o del potere. Si chiede se ha reso grande la Fede, o se ha ingigantito l’influenza di una Chiesa molto umana e assai poco divina, ormai corrotta e impietosa, che vende e svende il perdono.
Assistiamo a una magistrale ricostruzione di un’epoca buia, l’alba della crisi definitiva tra la Chiesa di Roma e la corrente protestante di cui Lutero è portavoce.
STRUKUL ci regala un Michelangelo credibile, circondato da altrettanto credibili personaggi dell’epoca: Carafa, Poalo lll, Reginald Pole e Vittoria Colonna. Personaggi che fanno parte di questa storia ma anche della Storia, quella con la S maiuscola. Frutto dell’immaginazione dell’autore è invece Malasorte, fanciulla ahimè degna di tale nome.
Ho divorato questo romanzo, golosa di aneddoti storici che l’autore dispensa con generosità ma anche di avventure appassionanti, in parte reali e in parte verosimili.
Un romanzo che ci ricorda l’eternità di Roma, di una città che sembra cadere continuamente e rialzarsi all’infinito. Roma che con la sua arte sopravvive ancora, che con la sua Storia ammonisce l’umanità. Roma che vede gli uomini cadere e morire. Ma lei, Roma, non sembra poter morire, per quanto ci si dia da fare a procurarle cicatrici.
Recensione di Giulia Baroni
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