IL PROBLEMA SPINOZA Irvin D. Yalom

IL PROBLEMA SPINOZA Irvin D. Yalom

IL PROBLEMA SPINOZA, di Irvin D. Yalom

 

Benedictus de Spinoza (1632-1677) Alfred Rosenberg (1893 – 1946)

Come i loro cammini possono essersi incontrati?

Quasi trecento anni a separarli e un abisso ideologico incolmabile a dividerli, ma convivono nelle pagine di questo libro che è riduttivo definire bellissimo.

Bento Spinoza, che ha condotto una vita «santa», che ha coraggiosamente scelto la solitudine in nome della libertà di pensiero, allontanato dalla comunità ebraica di Amsterdam, filosofo attualissimo e Rosenberg, ideologo del partito nazista, sostenitore dapprima e collaboratore poi di Hitler si alternano nelle pagine di questo libro.

 

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Nel prologo Yalom ci racconta lo strano senso di affinità che lo lega a Spinoza: la stessa idea di Dio e della Natura, lo affascina il fatto che, il filosofo sia arrivato a dire che le idee, i pensieri e i sentimenti sono influenzati da esperienze precedenti, che le passioni possono essere studiate con la razionalità, che la comprensione conduce alla trascendenza, anticipando così psicologi e psichiatri che arrivarono alle stesse conclusioni secoli più tardi.

 

Ma la vita di Spinoza si è svolta senza drammi, non ci sono aneddoti o fatti cruciali da raccontare o sui quali costruire una storia e così Yalom fa una scelta coraggiosa, decide di scrivere un romanzo sulla vita interiore del filosofo.

Visitando il Museo dedicato al filosofo ad Amsterdam scopre che la biblioteca del povero Bento è stata saccheggiata dalle SS, da Rosenberg in particolare.

Il racconto prende avvio e si articola su due piani narrativi paralleli.

Da un lato Spinoza, dall’altro Rosenberg.

Yalom intreccia questi due spunti narrativi in maniera magistrale; assistiamo alle sfortune di Spinoza e nel contempo alla nascita del partito nazista d’inizio novecento.

 

Come non accogliere in un abbraccio il povero Bento, condannato alla solitudine dalla comunità ebraica per le sue idee non ortodosse e rivoluzionarie?

Lo sgomento nasce invece di fronte alle idee di Rosenberg, impegnato nella diffusione di teorie razziste e antisemite che hanno trovato la loro realizzazione nella politica nazista.

Come Hitchcock soleva fare nei suoi film, così Yalom si è concesso due apparizioni nel corso del libro: Franco, l’amico fedele di Spinoza, è l’artificio che l’autore usa per poter entrare nel mondo interiore del filosofo.

Anche per proporci un approfondito profilo psicologico di Rosenberg adotta uno stratagemma: nel racconto fa la sua comparsa Friedrick, psichiatra e amico di famiglia, che nel tentativo di risolvere i suoi problemi di relazione, scandaglia l’animo dell’ideologo nazista.

 

I riferimenti storici sono reali e inseriti con cura, la narrazione è pacata, chiara e fluente; l’apporto psicologico dell’autore costituisce l’aspetto più importante e poetico del libro.

Un libro che molto lascia al lettore, pieno di contenuti profondi che non appesantiscono ma regalano numerosi spunti di riflessione e ricerca.

Recensione di Gabriella Calvi

Vedi anche l’articolo Perché leggere la trilogia dei filosofi di Irvin D. Yalom?

Titolo presente anche in Un Libro in un Tweet

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