IL LIBRO DEL MESE: IL SORRISO DI CATERINA Carlo Vecce

IL LIBRO DEL MESE: IL SORRISO DI CATERINA, di Carlo Vecce (Giunti – marzo 2023)

 

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“La scrittura deve essere una magia con cui si fanno prigioniere le parole che altrimenti sono fatte d’aria, sigillandole nel tempo, e permettendo loro di attraversare la frontiera tra la vita e la morte”.

Caterina non sa leggere e scrivere, è solo una schiava proveniente dal Caucaso. Però sa disegnare benissimo, prende un carboncino e con scioltezza disegna rami intrecciati e fiori bellissimi. Un tempo era una principessa, figlia del re Jacob e viveva libera tra la sua gente, dove vestiva come un ragazzo e correva a cavallo sugli altipiani. Ma sono anni difficili, Venezia e Genova sono arrivate con i loro commerci ai confini del mondo conosciuto, e, oltre ad acquistare e comprare merci pregiate, comprano anche le “teste”, ovvero gli schiavi, uomini e donne che vengono portati via dalla loro terra per essere adibiti ai lavori più umili. Caterina è tra questi sventurati e viene venduta a 14 anni ai veneziani dai tartari, che l’avevano catturata in un’imboscata, uccidendole il padre.
Ecco, io non sapevo che nel 1400 esisteva questo traffico di esseri umani, anche se avevo letto qualcosa di simile, avvenuto secoli dopo, in “Un cappello pieno di ciliegie” di Oriana Fallaci dove, tornando indietro negli anni alle ricerca dei suoi antenati, la scrittrice parlava di pirati saraceni che rapivano pescatori italiani per renderli schiavi.

 

 

Tornando a Caterina, dopo una lunga navigazione, incomprensibile per lei che non aveva mai nemmeno visto il mare, arriva a Costantinopoli, poi a Venezia e infine a Firenze. Lungo il percorso la sua vita è letteralmente nelle mani di vari personaggi, ben descritti nel loro carattere e nella loro professione e che alla fine del libro si scoprirà essere realmente nominati nei documenti ufficiali.
Finalmente a Firenze, nella casa dove lavora, vicino alla Cupola del Brunelleschi detta allora cupola di Pippo, entra il giovane notaio Pietro da Vinci, che se ne innamora, corrisposto, e dal quale avrà due figli.

Il primogenito viene messo in orfanotrofio e lei, data “a noleggio” come balia presso una famiglia dove la madre non poteva allattare. Che orrore! Ma in fondo è una schiava, disperata ma sempre schiava. Ser Pietro scompare ma poi si ritrovano, la passione si riaccende e nasce Leonardo. A questo punto il notaio Pietro, forse pentito, e che non vuole perderla, la porta a Vinci e chiede la sua liberazione dalla schiavitù.

 

 

Ora mi sono chiesta: davvero la madre di Leonardo era una schiava circassa? Il libro è un romanzo avvincente, non può essere vero. Poi alla fine l’autore, che non è un romanziere ma uno storico, ha spiegato le sue ricerche storiche nei documenti ufficiali, collegandole ai numerosi personaggi descritti, realmente esistiti. Per cui mi sono convinta che sia molto probabile che Caterina sia stata realmente una schiava e non una semplice contadina toscana.

Mi piace pensare che Leonardo da Vinci avesse ereditato da sua madre l’abilità nel disegno e la curiosità per il mondo, e da suo padre l’abilità nella scrittura e il senso di giustizia. Infatti è stato per merito di ser Pietro se lei ottenne la libertà, solo che purtroppo Caterina, dopo aver svezzato Leonardo, dovette allontanarsi da lui e fu data in sposa ad un altro, un agricoltore, con il quale ebbe altri figli.

Ma per sempre Caterina amò quel figlio che nemmeno poteva chiamarla mamma, e mi piace pensare che lui abbia sempre cercato di raffigurarla nei ritratti, con il suo dolce sorriso.

Recensione di Loretta Rainato

 

Due recensioni QUI per Il sorriso di Caterina

IL SORRISO DI CATERINA. La madre di Leonardo Carlo Vecce

 

 

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