I VECCHI E I GIOVANI Luigi Pirandello

I VECCHI E I GIOVANI, di Luigi Pirandello

Un classico l’Autore, non a caso Premio Nobel per la letteratura nel 1934, un po’ meno il romanzo, tra l’abbondante produzione di racconti, altri romanzi e soprattutto commedie. Si può inserire nel filone naturalistico della seconda metà del XIX secolo, ma in “salsa” quasi veristica, anche se mancano l’analisi “sociologica” di Flaubert, Zola e Maupassant, il pessimismo e l’adesione al dato reale di Verga.

 

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È un quadro della società siciliana post-unitaria (per molta parte di tutto il Sud) tra ancora caldi slanci patriottici e delusione per il comportamento del rapace Regno Sabaudo, del clero e della vecchia nobiltà terriera che si riposizionano nella nuova realtà per mantenere /conservare non solo il potere ma il predominio feudale sulle classi subalterne dei carusi, minatori delle miniere di zolfo e sale e dei contadini, ancora servi della gleba: un gottopardismo ante-litteram.
Il romanzo è autobiografico, in alcune parti quasi sovrapponibile alla vita dell’Autore.

 

 

Il titolo, poi, I VECCHI E I GIOVANI, esprime metaforicamente il passaggio dal prima al poi, dagli sconfitti ai nuovi, sempre i soliti, ceti dominanti. Il romanzo inizia, secondo lo stile ottocentesco, con un incip descrittivo-introduttivo che in “rozzi e squallidi tabernacoli” richiama “Quel ramo del lago di Como…” e l’edicola che congiungeva due stradicciole che si separavano poi ad Y.

Bella la descrizione dell’umanità di Porto Empedocle alle pagg. 143-144 e la descrizione del pudore e del senso di resa delle vedove che “si davano per necessità” e riuscita quella di Roma neo-capitale del Regno, coacervo di imbrogli mondani, politici e di vite perdute. Tipici di Pirandello l’ironia e il sarcasmo verso alcuni personaggi.
Il periodo è caratterizzato da una controllatissima ed efficace ipotassi in cui molti termini desueti e tipici danno sapore e colore al discorso.

 

 

Lo scritto parte come un romanzo, come già detto, ma poi da pag. 300 in sù diventa teatro, con dialoghi, scene, e movimenti da commedia, che accelera e precipita nella tragedia alla fine. Pirandello, un Autore letto da molto giovane, poi negletto, anche perché offuscato(io) dalla sua contiguità al fascismo, ma che ho “(ri) scoperto” con piacere.

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