I TRENI DELLA FELICITÀ Giovanni Rinaldi  

I TRENI DELLA FELICITÀ, di Giovanni Rinaldi (EDIESSE) 

“Nelle stazioni, ad aspettarli, spesso c’erano le bande musicali, organizzate dai tranvieri come dai ferrovieri, i sindaci con le intere Giunte comunali, oltre ai comitati di accoglienza che provvedevano alla collocazione dei bambini presso le famiglie che si erano offerte di ospitarli.”

Questo non è un romanzo ma è ugualmente una bella storia o meglio, tante belle storie messe insieme da persone che con la loro tenacia hanno saputo ricostruire e riallacciare relazioni che sembravano perdute nel tempo. Perché il lavoro di Giovanni Rinaldi, storico free lance e il cineasta Alessandro Piva è stato proprio questo: con la loro ricerca, documentata nel libro uscito nel 2009 e nel filmato che ne è scaturito, è stato ripercorso un tragitto compiuto cinquant’anni dopo il termine della Seconda Guerra Mondiale in Italia, un percorso tracciato dai molti bambini provenienti dalle terre depresse del sud per trovare ospitalità presso famiglie del Nord che stava anch’esso a fatica cercando di uscire dalla contingenza post bellica.

Pasta Nera (2011), il documentario di Alessandro Piva sull’iniziativa di solidarietà all’infanzia nel dopoguerra, è stato presentato alla 68° Mostra Internazionale di Arte Cinematografica – Biennale di Venezia, nella sezione Controcampo Italiano, in occasione della quale ha vinto il Premio FEDIC. Ha ricevuto una Nomination ai David di Donatello 2012.

 

La vicenda è forse poco nota ma al tempo stesso molto semplice: nell’immediato dopoguerra, viste le difficili condizioni di vita nelle quali versavano molte famiglie del nostro sud, l’organizzazione femminile facente riferimento all’allora Partito Comunista Italiano, l’UDI e in particolare Teresa Noce da Milano e Maria Antonietta Maciocchi da Napoli si fecero carico di organizzare il trasferimento di numerosi bambini da diverse zone del Meridione, verso quelle terre del Nord, soprattutto in Emilia ma non solo, là dove il partito era più radicato, al fine di offrire ospitalità anche solo temporanea presso molte famiglie ai quei piccoli meno fortunati. Furono organizzati per l’occasione veri e propri convogli, i cosiddetti treni della felicità, per portare i bambini verso un benessere a loro fino a quel momento, sconosciuto.

Il libro parla e fa parlare persone reali, concrete, che sono state rintracciate le hanno raccontato la loro esperienza, dell’accogliere e dell’essere accolti, della solidarietà, dell’incontro di due Italie che hanno saputo dialogare come mai avevano avuto modo di fare prima.

 

L’indagine dei ricercatori si concentra a partire dalle organizzazioni che all’epoca avevano messo in moto quel movimento che avrebbe permesso a tanti bambini del Sud di trovare un sollievo temporaneo ai patimenti della guerra, alla fame, alla precarietà di una vita che non aveva nulla da offrire né a loro né alle loro famiglie.

 

 

Un racconto fedele sul come le persone sono state contattate e convinte a mettersi davanti a una macchina da presa per raccontare la loro storia, ma anche di come attraverso questo lavoro, sia stato possibile rimettere in contatto i superstiti di quell’esperienza ed è forse qui che si trova l’essenza di questa operazione, l’essere riusciti, al di là della realizzazione dei prodotti narrativi, a far incontrare di nuovo persone che altrimenti non si sarebbero mai ritrovate.

 

Riuscire ad emozionare il lettore attraverso un reportage non è facile ma è proprio qui che avviene il miracolo: perché leggere quelle storie, di quegli incontri dopo tanti anni, consente al lettore di immedesimarsi e rivivere quelle sensazioni.

 

Recensione di Roberto Maestri
I TRENI DELLA FELICITÀ Giovanni Rinaldi

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