UN CAPPELLO PIENO DI CILIEGE, di Oriana Fallaci
Il titolo si riferisce a quello indossato da Caterina, l’avola della scrittrice, durante il primo incontro con il futuro marito, avvenuto al mercato dove lei teneva un banco di merceria. Caterina è una donna forte, ribelle, dai capelli fiammeggianti, una specie di Santippe del ‘700. Capisce subito che Carlo è adatto a lei: stacca una ciliegia dal cappello e la porge all’uomo che però la rifiuta. Caterina, sorpresa da questo gesto, conclude: “vi sposerò se mi insegnerete a leggere e a scrivere”.
Questo cappello e altri cimeli appartenuti alla famiglia Fallaci venivano conservati in una cassapanca, distrutta nel 1944 a Firenze durante un bombardamento.
La scrittrice, attraverso i ricordi e le ricerche d’archivio, decide allora di ricostruire la storia dei suoi avi ridandogli così nuova vita, come se questa volta fosse lei a partorirli.
Nel prologo la Fallaci scrive: “Ora che il futuro s’era fatto corto e mi sfuggiva di mano con l’inesorabilità della sabbia che cola dentro una clessidra, mi capitava spesso di pensare al passato della mia esistenza: cercare lì le risposte con le quali sarebbe giusto morire. Perché fossi nata, perché fossi vissuta e chi o che cosa avesse plasmato il mosaico di persone che da un lontano giorno d’estate costituiva il mio Io.”
Dà così vita all’epopea della sua famiglia che copre duecento anni di storia, fino al 1899, donandoci dei personaggi che ancora oggi, a distanza di nove anni dalla lettura del libro, ricordo ancora così vivi e reali forse perché costituiscono il patrimonio genetico di Oriana Fallaci.
Recensione di Corrado Occhipinti Confalonieri
Titolo presente anche nella nostra Rassegna mensile di Febbraio 2019 e in Un Libro in un Tweet
UN CAPPELLO PIENO DI CILIEGE Oriana Fallaci
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