Francesca Mannocchi: “Scrivere è rendere comprensibile per altri qualcosa che è loro distante”

Mannocchi

Mannocchi: “Scrivere è rendere comprensibile per altri qualcosa che è loro distante”

La giornalista premio Boccaccio 2021 per l’Etica della Comunicazione sarà l’11 settembre a Certaldo. L’intervista

 

Mannocchi

 

Francesca Mannocchi, giornalista e documentarista, si occupa principalmente di migrazioni, guerra e Medio Oriente e ha realizzato reportage per testate nazionali, internazionali e televisioni, da diverse zone di conflitto (Iraq, Libia, Libano, Siria, Tunisia, Egitto e Afghanistan). Si è trovata ad affrontare spesso situazioni complesse, imprevedibili e rischiose per la sua stessa incolumità, sul lavoro come nella vita privata quando ha scoperto di avere una patologia cronica per la quale non esiste cura. Nel suo ultimo libro, Bianco è il colore del danno (Einaudi, Premio Boccaccio 2021 per l’Etica della Comunicazione), indaga se stessa e gli altri, scavando nelle pieghe delle relazioni più intime, dei non detti più dolorosi, e confrontandosi con un corpo diventato d’un tratto nemico. La premiazione di questo libro testimonianza, in cui emerge tutta la dimensione della fragilità umana, avverrà – alla presenza dell’autrice – sabato 11 settembre, al Cinema Teatro Boccaccio, a Certaldo (ore 17.30) in occasione della Cerimonia di consegna del Boccaccio 2021, giunto alla sua quarantesima edizione e che coinvolge altri due vincitori: Claudio Piersanti per la sezione Letteratura e Alessandra Sardoni per il Giornalismo.

 

Francesca Mannocchi
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Mannocchi ha coltivato l’arte del raccontare da sempre, da quando era studentessa liceale, leggendo e rileggendo gli autori più amati, annotando frasi, pensieri e ricordi sui propri taccuini, fino a dedicarsi alla scrittura in modo totalizzante e tenendo ben presente alcune regole basilari, come racconta lei stessa nell’intervista che segue.

Raccontare ha per me una principale regola, sempre. Sia quando racconto il mondo, sia quando racconto la gestione della mia malattia. Questo insegnamento è una domanda: sono riuscita a portare il lettore dove lui/lei non sono stati? Se la risposta è sì, ho lavorato bene. Se la risposta è no, se non ho saputo dare al lettore lo sguardo che ho poggiato su un luogo e su un evento, se non ho restituito delle suggestioni, vuol dire che è necessario cominciare daccapo. Scrivere, che si tratti di articoli o romanzi, significa per me rendere comprensibile per altri qualcosa che è loro distante. Sintetizzando, non semplificando”.

 

 

Ci sono momenti più significativi di altri nella sua carriera?

“Ogni passo ha avuto importanza. Gli anni di redazioni televisive e gli anni da freelance. Ho ricordi legati a luoghi, più che a eventi. Certamente la Libia, paese complesso, pieno di ombre e di cose che continuo a non capire. E’ proprio questo non capire che mi spinge a tornare e tornare. La Libia è stata e continua ad essere, per me, elemento di stupore e interrogativi”.

 

Premio letterario Giovanni Boccaccio

 

Le donne nel giornalismo: discriminazioni, pari opportunità o vantaggi?

“Penso al mio essere donna in Medio Oriente. Sono più fortunata di un uomo, perché ho accesso alla sfera domestica della vita quotidiana, che agli uomini è negata. Posso, insieme ai colleghi uomini, vedere il fronte. Ma a differenza loro posso sedere con le donne in cucina, bere the con loro. Dialogare della vita quotidiana. Non è un caso che le corrispondenti dei principali quotidiani e magazine internazionali in Medio Oriente siano donne. In Italia c’è ancora molto lavoro da fare. Sono ottimista, ce la faremo”.

Come conciliare la carriera con la vita privata?

“Chiederemmo la stessa cosa ad un uomo?”

 

 

Quale lezione ci arriva dall’Afganistan?

“La lezione che ci arriva oggi dall’Afghanistan è una lezione non imparata. C’è stato un grande, recente precedente. Il ritiro delle truppe statunitensi dall’Iraq nel 2010-2011. Tre anni dopo i convogli dell’Isis entravano a Mosul, con le bandiere nere. La guerra afgana ci insegna che il tema non è il tempo ma il modo. Non conta quando ritirare le truppe ma come. E le scene cui abbiamo assistito tutti dall’aeroporto Karzai di Kabul resteranno una macchia nella storia degli interventi Occidentali in Afghanistan”.

Ha qualche progetto che le piacerebbe realizzare?

“Vorrei scrivere una pièce teatrale con un amico pianista. Mai dire mai”.

 

Certaldo, lì 09 Settembre 2021

Comunicato stampa – 08 Settembre 2021 Associazione Letteraria Giovanni Boccaccio 

 

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