CREATURA DI SABBIA, di Thar jelloun
Angela è partita – Puntata 6 di 7
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Angela è partita. Guardo il mio comodino pieno dei suoi libri e sorrido. Pensandoci, anche io ho intrapreso un viaggio e, attraverso i suoi meravigliosi scatti, ho visto anche io l’Oceano.
Sì, è possibile vedere il mondo attraverso gli occhi degli altri; è possibile ascoltare le storie del mondo attraverso il racconto degli altri. Come il racconto di Tahar Ben Jelloun, “Creatura di sabbia”.
La storia narrata è quella di Mohamed Ahmed che nasce in un Marocco senza età, dopo sette sorelle.
Nascere donna è una sfortuna, una disgrazia. Nascere donna è un errore.
«Tu sei una donna per bene, una moglie sottomessa, obbediente ma dopo sette figlie ho capito che porti in te un’infermità: il tuo ventre non può concepire figli maschi. […] Non ti ripudierò […] Allora ho deciso che l’ottava nascita sarebbe stata una festa. Il bambino che metterai al mondo sarà un maschio, sarà un uomo, si chiamerà Ahmed, anche se sarà una bambina. Ho sistemato tutto, ho previsto tutto.»
Così, ultima di otto sorelle, Ahmed è presentata al mondo dal padre come l’agognato erede maschio. Sarà compito della madre e della levatrice mantenere per sempre il segreto allevando la bambina come fosse un uomo. E crescerà uomo, a dispetto del suo corpo mortificato. E reggerà la casa e la servitù, comanderà su tutte le donne della famiglia e si sostituirà al padre. Ciò che nessuno le insegnerà sarà gestire le emozioni, i desideri e i sogni di una creatura nella sua fragilità, destinata a essere semplicemente se stessa.
Violenze, tradizioni, tabù su un mondo arabo lontano dal tempo ricco di paradossi ed eventi drammatici nel corpo e nell’anima di coloro che abitano questo mondo: c’è tutto in questo racconto narrato nel clima di profonda solitudine della protagonista la cui voce si intreccia con quella, ahimè invadente e pesante, di un cantastorie che- ora esterno alla vicenda, ora protagonista- trascina nella storia coloro che lo ascoltano. E la racconta a modo suo, cambiando a volte versione, cercando esasperatamente un momento di gloria.
Peccato, perché la storia è bella nella sua drammaticità, ma proprio lo stile e il cantastorie indiscreto e prolisso la rendono di difficile accesso. Crudo, violento, difficile da affrontare. Profondo.
Cosa ho imparato? Che ci sarà sempre un filtro sul mondo, sulle storie che ascolti, fintantoché non deciderai di partire anche tu e guardare con i tuoi occhi la realtà e, perché no, raccontare tu una storia.
Recensione di Erika Polimeni
CREATURA DI SABBIA Tahar Ben Jelloun
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