GRAN BELLA COSA E’ VIVERE, MIEI CARI, di Nazim Hikmet
Angela è partita – Puntata 7 di 7
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“Gran bella è cosa vivere, miei cari” di Nazim Hikmet può essere considerato un romanzo bibliografico anche se il protagonista è Ahmet, un uomo morso da un cane rabbioso, che attende la fine del periodo di incubazione isolato in una capanna dell’Anatolia. È lì che Ahmet si perde fra i ricordi, in quel “materiale di vita”, e ripercorre squarci d’infanzia, l’attivismo politico, le sofferenze dell’esilio, l’amore per Anuka, sfuggente e contesa.
Stile articolato, linguaggio non immediato, vicende narrate complesse. Sarò sincera, speravo fosse il più bello. Non è stato così, ma fa parte del gioco…
Tuttavia, di questo libro mi ha colpito la delicata finezza con cui è possibile trovare un parallelo fra le vicende narrate e la vita. Alcuni eventi sono come un terremoto, improvvisi, inaspettati… Terribili e dalle conseguenze inimmaginabili. Altri eventi sono la conseguenza di un agire passato. Altri, ancora, sono cicatrici indelebili. Infine, vi sono quelli per cui si lotta, quelli per cui si sogna e si cerca di realizzare.
Sono tutti lì, insieme… Segni su un muro, giorni vissuti… Ogni evento va accolto semplicemente per quello che è -anche se difficile da accettare-, cercando di trarre da ogni situazione il meglio e, soprattutto, il meglio di sé. Perché, nonostante ogni situazione inaspettata -bella o brutta che sia, facile o meno da accettare- ciò che ci coinvolge e tocca le corde del cuore è proprio ciò che ci fa sentire vivi.
Sta in questo la bravura di Hikmet. Leggere l’ultimo rigo e fermarsi a riflettere…
Già, gran bella cosa è vivere, miei cari. Sì, gran bella cosa è vivere! Angela lo sa.
Angela è partita… e non è ancora tornata.
Recensione di Erika Polimeni
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