BUCANEVE Mélissa Da Costa

BUCANEVE, di Mélissa Da Costa (Rizzoli – aprile 2023)

Ambre, una ragazza di vent’anni in rotta con la famiglia, da un anno è l’amante ragazzina di un quarantenne sposato e con figli, Philippe, e vive nell’appartamento che lui le ha messo a disposizione, nell’attesa che lui venga a trovarla. Quando Ambre, in un momento di crisi, tenta di farla finita, Philippe le offre un’occasione di riscatto, una sistemazione come cameriera stagionale in un albergo ad Arvieux, un paesino delle Alte Alpi francesi.

Qui Ambre scoprirà un micromondo complesso, fatto di personalità peculiari e cariche, come lei del resto, di scheletri nell’armadio (“nessuno arriva a fare lo stagionale per caso” le dirà uno di loro) di sogni, fragilità, entusiasmi, delusioni. Tim, l’aiuto cuoco, ventiduenne gay rifiutato dalla sua famiglia, Rosalie, madre single di una bambina di quattro mesi, che soffre di fobia dell’abbandono, Wilson, il vecchio che non parla mai e che preferisce le passeggiate nei boschi alla compagnia, Andrea il giovane sciupafemmine italiano, tutti personaggi che celano molto più di quanto mostrano e che aiuteranno la giovane protagonista a uscire dal suo guscio e, come il bucaneve, a riemergere dall’inverno verso una nuova primavera.

Dopo un esordio fulminante e un secondo romanzo comunque riuscito, Mélissa Da Costa ci offre la sua storia più matura, un grande romanzo corale, cosa che lo differenzia dai precedenti fatti di 2-3 protagonisti al massimo, fatto di amicizia, seconde possibilità, apparenze e realtà, dove il confine tra salvatori e carnefici è sottile e incerto e dove i ruoli spesso si invertono, un libro che ancora una volta parla di rinascita (ormai- mi sento di dire- leitmotiv della narrativa di quest’autrice) ma senza retorica né filtri, sbattendo in faccia al lettore le esperienze più disparate e regalandoci una galleria di personaggi meravigliosi le cui caratteristiche emergono a poco a poco, ognuno di loro in cerca, come quel fiore pioniere (il bucaneve) che sfida il freddo emergendo dalla neve, di tornare a vita nuova. Si sente molto l’influenza de “Il Piccolo Principe”, anche nell’impostazione, ma come ho avuto modo di dire anche in relazione agli altri suoi libri, quando un romanzo si legge volentieri e ti lascia sia buone sensazioni che un buon ricordo e ti fa stare bene per me è una storia che merita di essere letta.

Recensione di Enrico Spinelli

BUCANEVE Mélissa Da Costa

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