ANNETTE E LA SIGNORA BIONDA Georges Simenon

ANNETTE E LA SIGNORA BIONDA, di Georges Simenon (Adelphi)

Quasi ogni racconto si apre con una riflessione generica, un cappello in testa, che poi le vicende narrate portano via, verso una destinazione inaspettata: dalla Costa Azzurra alla gelida Norvegia, passando per l’Africa equatoriale, con personaggi d’ogni tipo, piloti di navi, alcolisti anonimi, sveglie ragazze senza scrupoli.

Sebbene le storie siano di diverso taglio, non tutte riuscite allo stesso modo, si può scovare un filo rosso che ordisce trame nascoste, dove l’imprevedibilità annulla i confini tra sincerità e menzogna, quando le spire che avvolgono gli obblighi quotidiani si allentano e allora si annulla il discrimine che separa dal reato – omicidio furto atto vandalico – dettato non da imperscrutabili cause recondite, seppellite nei recessi dell’inconscio, bensì da ragioni spicciole e banali, dai bisogni più bassi ed elementari.

Il racconto che dà il titolo al libro è vezzosamente venato di rosa, mentre più neri, più cupi e più convincenti ci sembrano “La mattina dei tre funerali” e “La moglie del pilota”

Recensione di Riccardo Del Dotto

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

Commenta per primo

Commenti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.