ALBERT SAVARUS, di Honoré de balzac
“Balzac, naturellement”, faceva dire Proust al Principe di Guermantes in una delle bozze di “Alla ricerca del Tempo perduto” poi non inserita nella versione definitiva dell’opera.
Quando non riesco a decidere di quale tra i tanti libri che ho in lista d’attesa iniziare la lettura, mi rivolgo a Balzac e mi dico “Balzac, naturalmente…”“Albert Savarus” è un romanzo breve di poco più di un centinaio di pagine costruito però come una serie di scatole cinesi o di matrioske, un romanzo che si discosta per molti aspetti dagli altri romanzi della Commedia Umana cui comunque appartiene nella sezione “Studio dei costumi -Scene della vita privata”.
Una premessa: poco prima di iniziare la stesura di questo romanzo Balzac, pieno di speranza, aveva appreso della morte del conte Hanski, ma aveva ricevuto una lettera di rottura da parte di Madame Hanska proprio quando la morte del marito di lei avrebbe finalmente consentito di coronare con il matrimonio una relazione che durava da anni.
Questa premessa era necessaria perché aiuta a comprendere fino a che punto il lettore si trovi di fronte ad un romanzo molto complesso. Chi legge si trova infatti a doversi confrontare con un numero impressionante di informazioni e livelli di lettura che si intersecano o si sovrappongono in una notevole complessità meta letteraria: un dandy di provincia (la storia è ambientata a Besançon nel 1845) a caccia di un buon partito, amori nascenti e romantici, amori contrastati, servitori da commedia, influenti prelati; processi, battaglie elettorali, un vecchio marito compiacente, segreti, intrighi, lettere intercettate, una bella amicizia virile, la cittadina di Besançon con i suoi costumi provinciali e bigotti, la necessità e l’ambizione di farsi una posizione (poiché tutto si basa sempre sulla quantità di franchi di rendita che si posseggono) e persino una “mise en abyme” con una novella incastonata nella narrazione principale ispirata dalla storia vissuta dall’eroe.
Per finire, una conclusione brutale e dirompente su cui ovviamente nulla dico.
Un Balzac poco conosciuto (in Italia è la prima volta che questo romanzo viene pubblicato), da leggere e mettere in relazione al resto della Commedia Umana, certo, ma anche moltissimo con la vita di Balzac di cui “Albert Savarus” rappresenta in gran parte il sottotesto privato.
E poi, e poi…”Albert Savarus” ha un grande personaggio femminile (a mio parere la vera protagonista dell’opera). Un personaggio femminile negativo ma non per questo meno spettacolare (perché chi ha detto che in letteratura i personaggi migliori devono essere necessariamente quelli buoni!?) strepitosamente all’altezza di quell’ altro grandissimo personaggio che è la Marchesa di Merteuil di Choderlos de Laclos.
… E abbiamo infine Stendhal, tanto Stendhal. “Albert Savarus” pullula di allusioni stendhaliane implicite ed esplicite, di rimandi intertestuali ed omaggi soprattutto a “Il Rosso e il Nero” e a “La Certosa di Parma”.
Può un romanzo che, come dicevo all’inizio, non arriva a duecento pagine, contenere tutto questo?
La mia risposta è sì, se l’autore è Balzac.
Recensione di Gabriella Alù
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