UNICA PATRIA L’INFANZIA. La mia vita con Marcel Proust, di Andrea Cabassi (Edizioni Betti, I libri di Mompracem – luglio 2022)
Il mio gatto si chiama Proust, la mia vita non sa di niente se non s’immerge nelle lettere. Fra queste vi sono nomi che compaiono spesso, altri che faticano a farsi vedere. Proust è un nome che sta sempre in bella vista e soprattutto che evoca sempre qualcosa del nostro vivere.
In “un anno con Virginia Woolf” (di Nadia Fusini, Neri Pozza Editore, 2nda edizione 2022) leggiamo: «Proust, prodotto della civiltà che descrive, è così poroso, così flessibile, così perfettamente ricettivo, che ci accorgiamo di lui solo come di un involucro sottile ma elastico, che si espande sempre di più, e serve non a imporre un punto di vista, ma a racchiudere un mondo.» Nadia Fusini nel proporci questa pagina dedicata al grande romanziere francese, ci dice che Virginia Wolf considera Proust un modello di coscienza narrativa, grande e fraterno, fra gli scrittori psicologici. Andrea Cabassi in questo minuscolo volume, paragonato alla cospicua mole della Recherche, s’immerge nella sua infanzia e adolescenza attraverso un filtro magico e affascinante, ipnotico direi, che è appunto il suo amore per l’opera e per l’uomo, di e con Marcel Proust. Un uomo con cinque nomi: Valentin, Louis, Georges, Eugène, Marcel come se ogni nome moltiplicasse esponenzialmente le sue doti di Narratore, termine adoperato da Andrea Cabassi quando lo evoca, in una sorta d’inchino ossequioso di fronte al gigante francese del narrare.
“Unica patria l’infanzia” è composto da 16 capitoli che intrecciano ricordi, finzione, scrittura e passione. Passione intorno a un’opera. A un uomo che attraverso le sue parole, le sue riflessioni ci obbliga a guardarci dentro, a interrogarci sul significato degli oggetti, degli eventi, degli affetti, laddove il significante interagisce in un’esperienza totalizzante auditiva, visiva e cinestetica. E ci aiuta a formarci. A trovare il giusto modo di affrontare il tempo di vita, nel presente, nel passato, verso il futuro.
Così, nell’ultimo episodio narrato, “L’auto sul ciglio della strada”, Andrea Cabassi si avvale della sua esperienza di lettura e delle esperienze del Maestro Narratore per comprendere l’enigma che formulava quell’auto, di ritorno da una visita in casa di riposo alla mamma anziana.
«Non appena la vidi provai un senso di euforia che non sapevo da dove venisse.» (p 122) Ecco come si scioglie l’enigma: attraverso la scrittura. Prima la cattura della visione dell’auto, in seguito, la decodifica dell’emozione che prova in relazione al suo vissuto tangibile; infine la necessità di dare forma con le parole a tutto questo groviglio di più sfere, più livelli: dal sensoriale, all’esperienziale, passando dall’approccio psicologico che libera il flusso del pensiero. Così l’autore entra nella sua narrazione, rivelando a noi lettori il grande segreto appena scoperto: una chiave di lettura potente per poter decifrare – noi lettori – gli eventi che si accumulano nel nostro tempo di vita.
«Quell’eccedenza mi diceva che la vita continua con noi o senza di noi. Mi diceva che se avessi scritto di quell’auto sul ciglio della strada mia madre avrebbe continuato a vivere.» (p 125) In questo pensiero leggo la radice contemporanea alla quale cerchiamo di fonderci. Almeno certa espressione artistica cerca di interrogarsi sull’impatto dell’uomo sul pianeta. Emerge una verità che sposta la visione di noi uomini come centro dell’universo: il pianeta può vivere – vivrà – senza di noi! E noi, umani – purtroppo – non possiamo più vivere con il pianeta così come l’abbiamo devastato. “Il latte dei sogni”, che ho avuto il piacere di vistare proprio in questi giorni, racconta violentemente il dramma del nostro tempo. La Biennale di Venezia, attraverso l’arte e gli artisti ci fa scoprire che forse sono possibili nuove forme di coesistenza e nuove, infinite possibilità di trasformazione capaci di restituire a noi uomini il vero senso della vita. Del nostro tempo limitato su questa terra. E Andrea Cabassi non ha dubbi. Una di queste possibilità è «vivere in una dimensione sconosciuta.» (p 126), che non è altro che la scrittura, «che è extra temporale e che riscatta dal nostro faticoso, caduco stare al mondo.» (p 126)
Oggi, 18 novembre 2022 ricorre il centenario della tua morte, avvenuta quando tu avevi solo 51 anni, Valentin, Louis, Georges, Eugène, Marcel Proust! E voglio omaggiarti attraverso questo libricino che l’amico scrittore Andrea Cabassi mi ha regalato il 5 ottobre 2022 al Giardino delle Rose. Fu una deliziosa chiacchierata con Paolo Ciampi, curatore della collana, Paola Facchina, autrice dell’immagine di copertina che ben illustra i temi fondamentali qui affrontati (il tempo, la lettura, Proust e la scrittura) e tanti altri amici lettori e scrittori, con il sole che tramontava su Firenze e le sculture magiche di Jean-Michel Folon.
Recensione di IO LEGGO DI TUTTO, DAPPERTUTTO E SEMPRE. E TU? di Sylvia Zanotto
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