STORIA DELLA BAMBINA PERDUTA Elena Ferrante

STORIA DELLA BAMBINA PERDUTA Elena ferrante recensioni Libri e News Unlibro

STORIA DELLA BAMBINA PERDUTA, di Elena Ferrante

 

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Recensione 1

Quando alla vita, agli eventi, alle storie – finalmente- pare si abbia trovato una collocazione, ci si accorge di quanto ogni equilibrio appena raggiunto sia, in realtà, fragilissimo. E, quando crollano le certezze, e resta solo il silenzio.

Ultimo della quadrilogia, “Storia della bambina perduta” di Elena Ferrante, è stato il romanzo più difficile da leggere. Non tanto per lo stile che, come sempre, si rivela coinvolgente, appassionante e capace di tenere incollati alle pagine, quanto per la storia narrata.

 

Si tirano le somme, capitolo dopo capitolo, e i personaggi, con le loro luci e ombre, diventano veri… fragili come gli equilibri, umani. E la storia, ti accorgi, fa parte di te, ti coinvolge, l’hai sentita; hai avvertito anche tu quelle emozioni, quel silenzio, quell’angoscia che -non ci pensavi- era sempre stata lì, sotto gli occhi, in quel titolo- ma, quella storia, non è tua…

E solo Lila sa cosa si prova a non saper più da dove ricominciare; solo Lila sa di quanto faccia rumore quel silenzio di chi non ha risposte dalla vita e tutto ciò che ha, la sua vita, è perduto per sempre. Solo Lila sa cosa si prova quando, dall’oggi al domani, senza un perché, come un fulmine a ciel sereno, il mondo crolla addosso, proprio quando avevi iniziato a sorridere. E non c’è amicizia che tenga che possa capire. Solo Lila… o forse no. E alla fine tutto torna… o forse no.

 

Una quadrilogia ben bilanciata: l’infanzia, che segna per sempre; la giovinezza e la maturità di Lila e di Lenù… e, infine, il romanzo della restituzione, del cerchio che si chiude, del silenzio che resta quando almeno a ciò che è rimasto della storia si offre una collocazione.

Recensione di Erika Polimeni

Recensione 2

L’ho finito di leggere da un po” di giorni e ancora non riesco ad immergermi in una nuova storia se prima non mi libero di questi personaggi.

I protagonisti di questa serie sono veri, diretti che ti entrano nell’anima e ti danno la possibilità di immedesimarti o nell’uno o nell’altro perché comunque tutti hanno qualcosa di importante di vita da raccontare.

 

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Soprattutto le due amiche manifestano passioni , emozioni e sentimenti contrastanti forti dell’intero universo umano.

Qualcuno lo reputa ripetitivo e noioso proprio perché si parla degli stessi personaggi che si sono presentati nel primo volume e poi evoluti in maniera quasi scontata, la scrittrice infatti fin dall’inizio in modo accattivante ha orientato il lettore nella loro futura proiezione.

Sicuramente lo spaccato di vita che ci presenta è meno originale dei precedenti, soprattutto del primo, ma solo perché rappresenta una società che conosciamo bene, molto più vicina a noi, ma non per questo la storia perde interesse.

Le due amiche si sono modellate a vicenda nel bene e nel male, tanto da confondere e intersecare le loro aspettative e azioni… Lenuccia ha fatto cose che non ci saremmo mai aspettate da lei, prettamente conformi al comportamento camaleontico e irrazionale di Lila, mentre quest’ultima con una continua osmosi ha mostrato saggezza e razionalità, all’inizio caratteristiche solo dell’amica.

Lenuccia agisce in modo inconsueto solo per amore, vero amore, non più “liricume” molesto, che comunque sfocia ugualmente in una delusione… tale padre, peggio il figlio e l’agognato femminismo viene recuperato solo alla fine.

La tragedia immane che colpisce Lila è devastante non ci sono parole per dargli un limite, un margine, c’è solo un buio assoluto dove lei stessa precipita…

 

Le due bambole di pezza che spuntano alla fine dopo 60 anni lasciano un labile filo di speranza che forse la vita continua.

Recensione di Ely Grassi

Vai al volume 3 della quadrilogia QUI

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