SANA COME UN PESCE Anna Canepa Pierpaolo Vargiu

Sana come un pesce

SANA COME UN PESCE, di Anna Canepa Pierpaolo Vargiu

La protagonista Lucia ci racconta la sua improvvisa malattia cogliendo perfettamente il confine tra il sentirsi sani e invincibili e l’essere colpiti da patologia invalidante con gli effetti che ne conseguono.

Lucia, magistrato sposata due volte, ha raggiunto il successo professionale e personale; è piena di motivazioni ed interessi, sportiva, ironica ed acuta. È, insomma, la donna vincente che rende tutto possibile.

 

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Poi all’improvviso la malattia la coglie, come un temporale d’estate, e le sue certezze, le sue aspettative si frantumano contro quello scoglio aspro che è la vita; con essa arriva la consapevolezza di non essere invincibile. Lucia però non permette che le avversità la schiantino e impara a vedere il mondo con un diverso alfabeto che le consente una nuova prospettiva di osservazione ridefinendo i propri obbiettivi sviluppando nuove sensibilità.

Inizia così per Lucia una nuova vita di resistenza, fatica e frustrazioni dove si muove con la stessa identica tenacia e determinazione della donna che era prima. Ci rappresenta, con umiltà ed umanità, la coesione tra il suo essere sana ed il suo essere malata da cui rinasce un individuo nuovo capace di mantenere inalterate le sue qualità arricchendosi

dell’esperienza dolorosa.

 

È una narrazione commovente, che svela il carattere del combattente, e lo fà con ironia e sincerità mettendo a nudo la sua fragilità e la sua ricerca di pace.

Lucia ci parla di sé, del suo amore per la montagna e la Sardegna, dei mille libri che rappresentano per lei il viaggio in mondi paralleli e che sono panacea di dolori esistenziali; riesce a farlo senza autocommiserazione nè vittimismo. La sua dignità di donna, magistrato, moglie e amica viene riaffermata costantemente, urlata al Dio della sventura costringendolo ad abbassare con vergogna lo sguardo.

Questo libro si legge con il cuore, ancor prima degli occhi, perché è il cuore che avverte l’importanza della condivisione della malattia , perché è il cuore che ci fa emozionare per gli incontri narrati, per quelli solo abbozzati e per i piccoli gesti di tutti coloro che amando Lucia ne sono stati enormemente ricambiati.

 

 

Chi di noi non ha avuto una persona amata costretta per malattia in ospedale “prigione dalle giornate sempre uguali”? Ebbene, questo è un racconto di resilienza, umanità, sincerità e solidarietà che suscita gratitudine verso l’autrice per aver condiviso con noi la quotidianità della protagonista che, pur nell’avversità, riesce a conservare la propria generosità arricchendoci nello spirito e rappresentandoci che “donare e ricevere sono soltanto le due facce diverse dell’unica medaglia dell’amore”.

 

 

Consiglio la lettura di questo racconto perché ricco di sentimento ed onestà, è narrazione che non indulge in pietismi e non fa sconti alla fragilità che ognuno di noi – parte di un’umanità dolente- dissimula ma che spesso emerge imponendoci di passare da una dimensione progettuale ad un presente colmo di irraggiungibili obbiettivi.
“Se nel bicchiere c’è acqua, non è pieno, né vuoto. È come lo vuoi vedere tu”.

Recensione di Marilena Ratto

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