QUANDO VOLEVAMO FERMARE IL MONDO, di Antonio Fusco (Giunti)
Costituisce il primo romanzo che vede come protagonista l’ispettore di polizia Massimo Valeri, detto l’Indiano per i tratti del viso ereditati dalla madre di origine sinti, e che ritroviamo poi nel più recente Io sono l’Indiano. Prendendosi una pausa dalla serie del commissario Casabona, questo Quando volevamo fermare il mondo costituisce comunque un romanzo diverso, raccontando una storia di amicizia tra due ragazzi che, diventati adulti, hanno preso strade diverse, allontanandosi e poi ritrovandosi in occasione di uno dei più tragici episodi della nostra storia, e cioè subito dopo i terribili giorni del G8 di Genova.
Uno di loro è proprio Massimo Valeri e l’altro il suo amico del cuore, Pietro, dapprima compagno di sogni e di avventure, ma l’amore per Giulia li dividerà irreparabilmente quando la ragazza, dapprima fidanzata di Massimo, si innamorerà ricambiata di Pietro. Ma il romanzo è soprattutto la storia dei giorni di Genova, narrati dal punto di vista di Massimo, che da poliziotto ha partecipato ai diversi momenti che hanno contraddistinto gli interventi che erano stati messi in piedi per garantire la sicurezza dell’evento e che invece per il pressapochismo, la mancanza di un vero e proprio coordinamento, gli errori nella comunicazione hanno portato ad una vicenda così drammatica e vergognosa.
E così ci viene raccontato tutto, la morte di Carlo Giuliani, i fatti di Bolzaneto e della Diaz, le torture, i soprusi, i cortei, le voci inascoltate, la confusione e la disorganizzazione di quei giorni, portando alla luce, seppure dal punto di vista di un poliziotto, gli aspetti più oscuri della vicenda; l’autore tratteggia, in questa sua ricostruzione, il sentire e la personalità del suo protagonista e di come questi uscirà cambiato nel profondo del suo animo da questa sconvolgente esperienza e ci fa capire già dalla presentazione che introduce la sua storia quanto anche lui stesso si sia sentito coinvolto in una seria riflessione su quanto avvenuto: “Quanto tempo ci vuole per scrivere un libro? Sei mesi, un anno, a volte una vita intera, non esiste una regola. A deciderlo non è tanto l’impegno nella scrittura, è la storia che deve maturare, come un buon vino, e ogni storia ha i suoi tempi. Per concludere questo romanzo ci sono voluti venti anni. Ho dovuto aspettare con pazienza il momento giusto, che oggi è finalmente arrivato. Alla fine di questo lungo viaggio, quello che posso dire è che sono veramente orgoglioso di averlo scritto. É un omaggio al valore dell’amicizia e della verità che mi ha anche consentito di regolare un po’ di conti con la coscienza”. Insomma un libro che fa riflettere e che magari ci fa venir voglia di un ulteriore approfondimento sulle vicende narrate.
Recensione di Ale Fortebraccio
QUANDO VOLEVAMO FERMARE IL MONDO Antonio Fusco
Commenta per primo