Premio Strega 1954: LE LETTERE DA CAPRI Mario Soldati

PREMIO STREGA 1954 – LE LETTERE DA CAPRI, di Mario Soldati (Bompiani – febbraio 2023)

 

 

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“I libri non sono e non devono essere rifugio, evasione dalla vita, ma mezzo per vivere di più” M.S.

Vi confesso una cosa.
Volevo leggere da tempo un romanzo di Mario Soldati. Lo conoscete no?
Se non lo conoscete vi dico che è considerato uno dei grandi narratori del Novecento.
Un artista poliedrico: registra, sceneggiatore, giornalista e ovviamente scrittore.
Tuttavia non si studia tra i banchi scolastici. Non si ci arriva.

 

Ma ritornando alla mia confessione vi dico subito che, sino a qualche giorno fa, io lo conosco per sentito dire non avendo mai visto un suo film né letto un suo romanzo. Fino ad oggi. Ovviamente.
Ebbene ho deciso di leggere Soldati perché, non ridete per favore, è nato lo stesso mese di Dostoevskij e di Stevenson. Già il primo autore del famoso “Delitto e Castigo” e l’altro de “Il dottor Jekyll e Mr. Hyde”.
Tutti nati nel segno dello Scorpione dominato da Plutone, il dio degli inferi.
Tu credi agli influssi astrologici?

Io credo a tutto e a niente poiché sono curiosa, e non ho certezze. Non metto mai la mano sul fuoco. Figuriamoci. A volte non mi fido neppure di me stessa.
A questo punto è normale che vi chiediate cosa vi può interessare della mia confessione.
Ebbene se leggete “Le lettere da Capri” vi rendete conto che, come da bravo scorpioncino, Soldati è sceso negli inferi esistenziali.
Pubblicato nel 1954, vincitore del premio Strega, il romanzo è ambientato nell‘Italia del dopo guerra.

 

 

Harry ama la moglie Jane, ma ha un’amante popolana e voluttuosa, Dorothea, poli opposti e compresenti di una diversa attrazione; ma anche la casta e irreprensibile (apparentemente) Jane ha avuto a sua volta una relazione con un gigolò rivelata inaspettatamente da un manipolo di lettere (appunto le lettere da Capri).
Mario Soldati è uno scrittore brillante, capace di descriverci il mondo psicologico, l’ambiguità dell’essere umano lacerato dal continuo dilemma tra il bene e il male, la virtù e la sua purezza, il peccato e la sua espiazione, lo spirito e la carne, la verità e la menzogna proprio come il “cupo” Dostoevskij e l’originale Stevenson la cui narrativa oscilla nervosamente tra il reale e il fantasioso. Ma, a differenza di questi, la sua prosa è allusiva, limpida e seduttiva, duttile e vitale. Sicuramente avvantaggiato dai bei paesaggi italiani e dalla sua italianità. D’altronde, vuoi mettere la fredda Russia e la nebbiosa Inghilterra con la calda e solare Italia?
Amori, tradimenti, passioni, desideri.

 

 

“Nonostante il carattere drammatico del soggetto, l’autore si diverte ad analizzare i giochi sottili dell’animo umano. C’è in lui il sorriso onnisciente dello scientifico, l’ironia leggera del giocatore che ha vinto e perso tanti soldi, la seduzione di chi ama la vita”. (Les lettres de Capri: prefazione di Nathalie Bauer- mia traduzione dal francese.)
Ne “Le lettere da Capri” i protagonisti, sperimentatori di emozioni, squassati da desideri estremi, e da incertezze senza pace, corrono, si agitano disegnano una geografia a cavallo tra Europa e America, lungo tappe solcate da aerei. Giovani tormentati dal desiderio, indifferenti al futuro, egoistici, e dominati da una certa baldanzosa distrazione da tutto quello che non coincide col centro dei loro affanni.
Le loro vicende sono contraddittorie, sbilanciate, confusionarie. Tentano disperatamente e inutilmente l’emancipazione delle loro contraddizioni, ma con la consapevolezza di non riuscire ad acquisire mai, nella sua pienezza, un’identità lineare e univoca.
E Soldati, presente come spettatore, involontario confessore, trae le sue conclusioni grottesche nelle ambiguità inevitabili che regolano l’impasto uomo.
Si diverte perché comprende che non c’è niente da fare se non vivere con pienezza anche nelle tragedie e nei drammi.

 

Con una narrativa che si srotola come un film, lo stile di Soldati  rispecchia in maniera straordinariamente perspicua, nei pregi e nei limiti, la sua nativa esuberanza e freschezza, la sua genialità espansiva e bizzarra, la sua voglia di vivere, di conoscere, di esplorare con curiosità “fanciulla” tutta la realtà non solo nella sua ingannevole apparenza ma nel gioco delle ipotesi multiple (Dostoevskij), l’intreccio  di verità e menzogna (Pirandello), innescando il dinamismo dell’avventura (Stevenson),  della “suspense”, del colpo di scena mantenendo intatta, ecco la differenza e la sua originalità, la corposità della vita.

Perché nelle conclusioni di Soldati l’amarezza non si trasforma in tragedia, in scacco esistenziale; le considerazioni amare e sconsolate appaiono sempre bilanciate dal risvolto positivo del suo esistenzialismo che nell’ambiguità, nella compresenza indissolubile di verità  e menzogna – sul filo di una chiara memoria pirandelliana della maschera e del volto, dello spirituale e del fisico, della speranza e della delusione, dei fatti e dei sogni – recupera, attraverso la scrittura, un ingranaggio essenziale del dinamismo psicologico e vitale, senza il quale l’esistenza probabilmente perderebbe il suo fascino.
Mi è piaciuto assai

 

Recensione di Patrizia Zara

Premio Strega 1954: LE LETTERE DA CAPRI Mario Soldati

 

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