PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2017: Kazuo Ishiguro

PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2017: Kazuo Ishiguro “che, in romanzi di grande forza emotiva, ha scoperto l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo”

 

KAZUO ISHIGURO, QUEL CHE RESTA DEL GIORNO (Einaudi)

Un libro di grande eleganza e profondità, un testo di altissima letteratura.

Innanzitutto un interessante spaccato storico che ruota attorno alle Grandi Casate, prima che la seconda guerra mondiale ne segnasse il repentino tracollo a seguito dello spostamento del potere dell’asse mondiale a favore degli Stati Uniti.

Ma è la storia personale del protagonista che fa di quest’opera un gioiello assoluto.

Stevens, maggiordomo di Casa Darlington per 35 anni, ha votato la sua esistenza al raggiungimento del massimo grado di professionalità, al contenimento formale, alla più alta espressione del concetto di dignità, intesa come adesione totale al ruolo sociale che si è scelto.

Concetti di estrazione molto inglese e molto giapponese, se ci pensiamo.

Cogliamo un aplomb e una imperturbabilità esasperati, caratteristici dei veri signori d’oltre Manica, ma che non possono non indurci a non pensare a un samurai. Pare esagerato? Sono andata a cercarmi l’etimologia del termine, allora, ed ho scoperto che questa parola significa appunto “servo di un signore”.

Il raggiungimento di questa altissima professionalità, dunque, di questa dignità, comporteranno la rinuncia all’amore e a una vita familiare. Sarà inevitabile. Stevens stesso ci dice che essere dignitosi ha a che fare col “non togliersi mai i panni in pubblico”. E come potremmo noi amare ed accettare di essere amati, se non siamo disposti mai, in nessun frangente, nemmeno privato, a togliere la maschera? Se non ci facciamo mai guardare?

Caro Stevens, quanto gli ho voluto bene.

In molti hanno criticato questa sua scelta, interpretandola come un fallimento personale. Io non sono dello stesso avviso. Non sta a noi giudicare. Noi possiamo solo essere spettatori della vicenda, possiamo comprenderla, capirla, e accoglierla dentro di noi come un piccolo tesoro di condivisione profonda.

Nei suoi trionfi e nei suoi fallimenti.

Perché questa storia, nella sua bellezza, nella sua forma controllata e calibrata, avrà un risvolto crudele. Assai amaro. Talmente perfetto nella sua crudeltà che scelgo di non parlarne, di lasciarlo lì così, senza svelarne neanche un lembo.

Chi ha letto il libro o visto il film credo capirà perfettamente a che cosa alludo.

Per tutti gli altri oh…che cosa magnifica vi aspetta!

Recensione di Nicoletta Tamanini

NON LASCIARMI, KAZUO ISHIGURO (Einaudi)

Ishiguro nasce a Nagasaki nel 1960, quindici anni dopo la bomba, e mi chiedo quali eco e risonanze possa avere lasciato un evento del genere, se non altro a livello di inconscio collettivo. Ammesso che qualcosa abbia lasciato e che di ciò esista traccia in questo romanzo… romanzo di bellezza cristallina e di struggente malinconia a mio parere.

L’autore all’età di 6 anni si trasferisce a Londra a dire il vero, e lì crescerà e vivrà la sua vita adulta. Non è un autore “giapponese” dunque, egli è naturalizzato qui, nel cuore pulsante dell’occidente. Eppure. In questo romanzo sussiste una concezione del tempo che mi ha riportato in qualche modo a oriente. Un passato che non è mai passato, eventi che non sono mai terminati del tutto ma che permangono come nell’etere, nella coscienza, come se tutto avvenisse sempre contemporaneamente, ovunque. Sentimenti che non sono mai urlati ma contenuti, intimi, cristallizzati come in una fotografia.

Sulla trama non mi dilungo perché immagino la conosciate. Esiste il film, ci sono migliaia di recensioni, c’è un premio Nobel e suppongo centinaia di bellissimi articoli correlati, perciò non voglio annoiarvi.

Mi limito a dire quello che al momento (perché sono certa che questo libro lavorerà dentro di me per mesi, e tra qualche tempo l’impressione preponderante potrebbe essere diversa) mi ha lacerata. Ed è l’ipocrisia delle figure educative che si sono occupate di questi ragazzi.

Fa malissimo perché è verosimile. Non dico vero…ma ipoteticamente realistico sì.

La terribilità di quelli che intuiscono ciò che è giusto e che per un po’ si impegnano a cambiare le cose…ma fiaccamente, pronti a mollare quando il gioco si fa troppo impegnativo. Coloro che poi, magari, neanche tanto velatamente, pretendono di meritare pure un ringraziamento.

Ma vi sto dicendo troppo, chiedo scusa.

Ve la raccomando questa lettura perché non vi farà piangere apertamente magari, ma lascerà una malinconia e un senso di irrequietezza profondi. Resterà la necessaria consapevolezza che sebbene tutto permanga nell’universo come un’eco diffusa, ogni esperienza ed ogni vita sono destinate a finire.

Recensione di Nicoletta Tamanini

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