PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1958: Boris PasternaK

PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1958: Boris PasternaK – “per i suoi importanti risultati sia nel campo della poesia contemporanea che in quello della grande tradizione epica russa”  – (rifiutato su pressione del regime sovietico)

IL DOTTOR ZIVAGO, di Boris Pasternak

La recensione potrebbe contenere anticipazioni sulla trama

Le prime pagine mi hanno conquistata , con descrizioni superbe della natura ed emozioni di esseri umani raccontati nelle loro vite . Poi inizia il racconto della grande guerra, che appare portare via tutto agli uomini, eccetto il dolore. La natura resta l’unica meraviglia di cui ancora il lettore possa godere, mentre angoscia e la sofferenza narrano la vita di un popolo, colpito e dolente.

Il dottor Juriy Zivago è il personaggio principale, che viene narrato al lettore come un uomo in carne ed ossa, con tutte le sue fragilità. Perde la madre da piccolo e viene adottato da alcuni parenti. Diventa medico e si arruola al fronte nel corso della Prima Guerra mondiale. Qui conosce il suo grande amore Lara Antipova, che lo terrà in vita per tutta la durata della guerra.

Tornati a Mosca la Rivoluzione Bolscevica lì costringerà a rifugiarsi in un paesino sui monti Urali.

L’unico personaggio che, insieme a Lara, mi è parso di sentire vicino è stato proprio Juriy . Gli altri , come fugaci comparse, vengono narrati dall’esterno, senza che si possa percepire le loro emozioni, nello svolgersi di queste amare vicende. Penso che la guerra faccia proprio questo: trasformi gli esseri umani in numeri senza volto, prototipi uguali gli uni agli altri. Mi sono anche chiesta se la lettura di eventi tanto dolorosi per un così gran numero di pagine non mi abbia anestetizzata verso il dolore altrui. Un po ‘ perché il lettore tifa per i protagonisti e soprattutto teme per la loro incolumità. Io allo stesso modo ho sperato che i due innamorati potessero ritrovarsi vivi, al termine della vicenda.

Purtroppo il finale rassicurante non ha risposto alla mia sensazione di ingiustizia per il mio dottor Zivago.

Riconosciuto anche per le sue doti da poeta, sembra brillare per i suoi meriti più da morto che da vivo.

Accompagnare al funerale anche Zivago è stato veramente terribile per me.

Ecco, credo che la mia anima si sia immersa in una narrazione magistrale di un dolore profondo e penso che comprenderò’ meglio il senso di questo romanzo nel tempo.

Questa è una di quelle letture su cui bisogna meditare per comprenderle appieno.

Un romanzo da leggere senza fretta, con la consapevolezza che il dolore non è semplice da comprendere e che noi umani tendiamo a difenderci da esso.

Eppure ritengo di aver imparato, di preciso cosa sto ancora tentando di capirlo, ma credo di aver imparato ad ascoltare storie di dolore senza smettere di farlo, nonostante le difese e la sensazione di essere in un vortice senza fine.

Eppure sono qui, sopravvissuta al dolore , come i personaggi che sopravvivono alla guerra con uno sguardo di speranza sulla città.

Non tutti si perdono nel dolore, ci sono sempre quelli che sopravvivono.

E quelli siamo tutti noi, figli di coloro che le guerre le hanno vissute.

E se siamo qui vuol dire che qualcuno ha sperato.

Buona lettura

Recensione di Simona Stefanelli

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