POMODORI VERDI FRITTI AL CAFFÈ DI WHISTLE STOP Fannie Flagg

Pomodori verdi fritti

POMODORI VERDI FRITTI AL CAFFÈ DI WHISTLE STOP, di Fannie Flagg

Si, eravamo felici e non lo sapevamo.

La narrazione è triplice ma non confusionaria, aiuta a capire appieno le vicissitudini delle tante anime che popolarono il Caffè di Whistle Stop, una piccola cittadina vicino ai binari della ferrovia, aperto nel giugno del 1929 in piena Grande Depressione in Alabama, da Idgie Threadgoode e Ruth Jamison insieme con Sipsey, Onzell e suo marito Big George.

 

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Virginia Threadgoode detta Ninny, anziana ed ospite nella casa di riposo Rose Terrace, siamo ormai negli anni ’80, conquista il cuore di Evelyn Couch, una donna giovane, depressa, abulica, arrabbiata e vicina alla menopausa che sente di non avere più stimoli, riportando in vita non solo i fischi e i vapori e la polvere dei tanti treni passati a ridosso del Caffè, ma anche le straordinarie storie che in quegli anni si incrociarono.
Mai un pasto fu rifiutato a chi passava dal Caffè, non importa se bianco o nero.

E’ incredibile come un racconto così leggero, a tratti divertente e in altri commovente fino alle lacrime, riesca a far riflettere su tanti temi attuali e importanti: odio razziale, invalidità, omosessualità, vagabondaggio, solitudine, disparità nei sessi, eutanasia.

 

 

…Quando il treno si ferma facendo una fermata supplementare a Whistle Stop e nel più assoluto silenzio la bara di Willie Boy viene scaricata dal vagone merci…anche se “un negro è pur sempre un negro” Grady Kilgore, Jack Butts e tutti i dipendenti della ferrovia si sono tolti il cappello in segno di rispetto.

Bill Ferrovia, che montava di nascosto sui treni che rifornivano il governo e buttava giù viveri per la gente di colore. Che sorpresa scoprire la sua vera identità!!

Fannie Flagg racconta storie di intimo innamoramento… e non conta se ad amarsi così profondamente e intensamente e sinceramente siano due donne nell’Alabama del 1924; leggendo sento che quando la morte arriverà a portar via la metà della propria anima, nessuna separazione avverrà mai.

 

 

Amo tutti i protagonisti di questa meravigliosa vicenda umana, ma l’amico più fidato è il vagabondo Smokey.

“Non era mai stato altro che un vagabondo, un poveraccio, ma aveva rubato una sola volta nella sua vita, aveva rubato la fotografia di Ruth. Lei era in piedi fuori dalla porta, con in braccio il bambino. Con la mano libera si riparava gli occhi dal sole. Quella foto aveva girato mezza America, chiusa in una busta e appuntata all’interno della camicia, dove non avrebbe potuto andare perduta. Per lui Ruth sarebbe rimasta sempre viva. … Sul cadavere è stata trovata solo la foto di una donna…”

 

 

E’ tutto finito. Il Caffè ha chiuso per sempre.
Niente più treni, niente più polvere, niente più fischi, l’eco delle risate è lontano, l’odore dei pomodori verdi fritti anche. Ho condiviso momenti di intensa solidarietà e grandissima amicizia.
Mi vedo con Evelyn ripassare ancora una volta davanti a quella che è ormai la vecchia casa Threadgoode abbandonata, e il cerchio si chiude con Ninny, Idgie, Ruth, Smokey, Sipsey, Big George, Onzell, Stump, Essie Rue, Bill Ferrovia, Grady Kilgore…..” i fari dell’auto illuminano le finestre in un modo tale che , per un attimo, mi è sembrato che la casa fosse ancora quella di settant’anni fa, piena di luci, rumore e divertimento. E mi è sembrato ancora di sentire le risate ed Essie Rue che suonava il pianoforte nel salottino. Mi è parso addirittura di vedere Idgie Threadgoode appollaiata sul paternostro…”

“Rallegrati per l’amico perduto,
finalmente ha trovato la felicità,
il suo spirito in cielo si è involato
con un grido di libertà.”

“A ripensarci, mi sembra che dopo la chiusura del Caffè il cuore della città abbia semplicemente cessato di battere. E’ strano come un posto da nulla come quello riuscisse a tenere unite tante persone.”

“Non ti dimenticherò mai.
La tua amica
Incantatrice d’api.”

Anche io non vi dimenticherò mai.

Buone prossime letture a tutti.

Recensione di Mariangela Aurilia

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