PER QUESTO HO VISSUTO. La mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili, di Sami Modiano
“Quel giorno persi la mia innocenza, mi svegliai come un bambino e mi addormentati ebreo…”
Oggi Sami Modiano, uno degli ultimi sopravvissuti alla Shoah, compie 90 anni.
Nel 2014 raccolse le sue testimonianze sulla deportazione ebraica in un libro dopo che – da anni- aveva portato la sua esperienza in varie scuole italiane e fu protagonista di viaggi della
Memoria ad Auschwitz.
Il libro, che non ha la pretesa di essere un’
opera letteraria, e’ un ‘importante testimonianza di quei giorni.
Scrive quello che ha raccontato molte volte a viva voce e poche volte – non sono una sentimentale – mi sono sentita strappare il cuore come dalle sue parole pacate, dal suo sguardo mite, dalle cose strazianti che racconta.
Se lo guardo negli occhi, non vi trovo incredibilmente alcun rancore.
Il libro si dilunga, nella prima parte, sugli anni dell’ infanzia a Rodi, parla dei famigliari, dei riti religiosi, dei cibi della sua terra, della sorella Lucia ( era così bella Lucia!) per la quale ha avuto sempre parole tenerissime.
Ma a 13 anni, per le leggi razziali, si ritrova nell’
inferno di Auschwitz.
Il libro è ricco di particolari, dovrei dilungarmi troppo.
Ricordo solo il momento in cui Luciai viene strappata con violenza dalle braccia del padre, oppure quando ritrova la sorella, ormai l’ombra della ragazza che era stata, e pensa di portarle il suo tozzo di pane giornaliero.
Glielo lancia attraverso il filo spinato.
Ma poco dopo, arriva da parte di lei il suo pane più quello che anche Lucia aveva deciso di mandargli.
Poi muore e poco dopo la segue il padre.
Eppure Sami, dopo lo sconforto iniziale, alla fine ce la fa a ricostruirsi una vita anche se la domanda è sempre lì “Perché proprio io?”, con grandi sensi di colpa come avviene spesso per i sopravvissuti.
Quando decide, dopo aver taciuto per non farsi ancora del male, di farsi portavoce dei tanti fratelli, sentendolo come un dovere morale, viene fuori questo titolo bellissimo” Per questo ho vissuto “che è la risposta alla domanda che lo torturava.
Per non dimenticare.
Recensione di Ornella Panaro
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