
LA SAGA DEI FORSYTE, di John Galsworthy
Recensione 1
Classico della letteratura mondiale, La Saga dei Forsyte è una lettura decisamente impegnativa, non fosse altro per la mole dei due volumi in cui è diviso, che fanno sembrare Il Signore degli Anelli un opuscolo pubblicitario: questo perché l’edizione italiana raccoglie tutti i romanzi e i racconti che costituiscono la saga, proponendola come lettura unitaria, secondo l’intenzione del suo autore.
Si tratta di un romanzo fiume, iniziato nel 1906 e terminato nel 1920, diviso in parti che a loro volta costituiscono una microstoria a se’ stante.

La trama almeno per linee generali: il romanzo racconta le vicende di una famiglia inglese lungo un arco di tempo che va dalla fine dell’età Vittoriana al primo dopoguerra.
Protagonista assoluto è Soames Forsyte che, pur essendo il più brillante membro della famiglia, non viene amato a causa del suo carattere freddo e scostante e della sua intelligenza calcolatrice, che lo porta vedere nell’accumulo di ricchezza la via per una felicità che gli sfugge sempre, lasciandolo ad arrovellarsi in un dolore muto e rancoroso, scambiato dagli altri per freddezza, mitigato solo dall’amore per la figlia, Fleur.
Accanto a lui il cugino Jolyon, romantico e sognatore, capace di rinunciare al suo status sociale e ai benefici che questo comportava in nome dell’amore per una governante ma che, nonostante questo, rimane il preferito dall’arcigno capofamiglia, il quale accetta di crescere June, la figlia di Jolyon, abbandonata dopo lo scandalo.
La vicenda prende l’avvio con la costruzione della nuova casa che Soames affida ad un giovane architetto, fidanzato di June Forsyte, affinché sia emblema della potenza del proprietario, ma sarà invece causa della rottura tra lui e la moglie Irene e rimarrà protagonista silenziosa di tutto il romanzo.
Da qui la storia inizia a seguire in parallelo la vita di Soames, che vede nell’abbandono di Irene un colpevole attacco al suo senso di proprietà verso cui cercare vendetta, dell’ambigua Irene, di Jolyon che s’inserisce a sorpresa nella vicenda, fino ai loro figli, l’indimenticabile Fleur e Jon, protagonisti della seconda parte del romanzo.
Intorno a questo nucleo centrale di personaggi si muovono i caratteri secondari, che secondari non sono per niente, perché su ognuno di essi l’autore compie un’approfondita opera di approfondimento: ne tratteggia aspetto fisico, mentalità, manie, fino a svelare ogni loro segreto, facendo sì che essi rimangano impressi nella mente del lettore, allo stesso modo dei personaggi principali.

Altrettanta importanza riveste lo sfondo sociale storico dell’Inghilterra, inquadrata nel momento di massima espansione coloniale, alle prese con i problemi dell’industrializzazione massiccia ma traumatica, con cambiamenti sociali che mettono in crisi l’assetto tradizionale dell’epoca Vittoriana, di cui i Forsyte più anziani si ostinano a ergersi a baluardo, creando fratture drammatiche anche all’interno della famiglia: emblematico l’episodio del vecchio zio al quale viene tenuto nascosto lo scoppio della Grande Guerra perché la notizia potrebbe irritarlo, capace però di diseredare la nipote dopo averla sorpresa in sella a una bicicletta.
La Saga dei Forsyte è dunque, oltre uno splendido racconto “privato”, anche il potente affresco di un’epoca, di una società, di un mondo in dissoluzione, la cui crisi iniziale era già stata raccontata da Dickens e che Galsworthy, degno erede, porta a compimento.
La figura altamente drammatica e tragica di Soames Forsyte ne fa uno dei personaggi indimenticabili di tutta la letteratura mondiale, ma tutto il romanzo è così pieno di momenti poetici, elegiaci, alternati a picchi di tensione drammatica, in cui è evidente il passato di drammaturgo di Galsworthy, che come saprete, ottenne il premio Nobel per la letteratura nel 1932.
La Saga dei Forsyte è il capostipite di un genere di romanzo, la saga familiare, che pur contando su altri titoli di notevole spessore, è presto scaduto nella letteratura di consumo più disimpegnata, facendo del romanzo di Galsworthy un capolavoro anche da quel punto di vista.
Non fatevi scoraggiare dalla mole, non ve ne pentirete.
Recensione di Valentina Leoni
Recensione 2
È un gruppo di romanzi composti di due trilogie intervallate da quattro racconti o “interludi”.
Fu scritta da John Galsworthy tra il 1915 e il 1921 (la prima trilogia) e il 1928 (la seconda trilogia che completa la saga).
Attraverso la storia della famiglia si narra la storia della Gran Bretagna dal tardo periodo vittoriano a dopo l’indipendenza dell’Irlanda.
La narrazione si dipana nell’arco di tre generazioni.
Il protagonista è Soames, uno dei “figli”dei primi Forsyte, uomo legato alla proprietà, al suo amore per la bella Irene, sua moglie, che non lo ricambia e lo lascerà preferendogli prima un amante e poi il cugino Jolyon junior.
Attraverso il passare del tempo vedremo la terza generazione con la modernità portata dal dopoguerra.
Lo stesso Soames, da vecchio, sembrerà quasi addolcito e pacificato.
L’autore, grazie a questa saga, ottenne il Nobel per la letteratura nel 1932.
Io l’ho letta da adolescente (grazie alla mia voracità di lettrice precoce) nell’edizione Omnibus tradotta da Elio Vittorini.
Ne fu tratto anche un film nel 1948.
Anni fa, poiché i due volumi tendevano a “scollarsi”, cercai una edizione più recente.
Un libraio colto mi sconsigliò di acquistarla perché ormai era introvabile nella traduzione di Elio Vittorini e quasi incomprensibile in altre traduzioni, credo anche per la complessità della struttura dell’opera.
Quindi l’ho fatta rilegare e la rileggo di tanto in tanto.
È un testo che piace a chi ama le storie di famiglia con intrecci dove avvenimenti e sentimenti non trascurano lo sfondo storico del passaggio dall’età vittoriana al primo trentennio del ‘900.
È una lettura importante e insieme piacevole.
Recensione di Eva Gambardella
Presente nelle 5 recensioni più cliccate ad Agosto 2020
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