PAZZA D’AMORE, di Adèle Hugo (Fandango – 2020)
Quanto deve aver pesato nella vita di Adèle, figlia minore di Victor Hugo, la morte prematura della sorella Leopoldine e dell’uomo che aveva appena sposato!
Un amore al suo apice, cristallizzato dalla morte improvvisa, due vite legate per sempre, senza che ci fosse stato tempo per l’affievolirsi della passione.
Chissà, forse pensando a questo amore interrotto eppure reso invincibile dalla morte, Adèle si sarà convinta che donando la sua vita a chi prima l’aveva illusa e poi rifiutata, ne avrebbe conquistato il cuore.
Bella, intelligente e brillante, perché il giovane tenente inglese non avrebbe voluto sposarla? Tutta la vita Adèle ha inseguito questo amore, un sentimento che presto è degenerato in fissazione, poi in follia.
Ha abbandonato la famiglia, le amicizie, la sua casa per trasferirsi dove si spostava il battaglione dell’amato, fino in Canada e poi alle Barbados, dapprima fingendo la felicità (fin quando è rimasta un po’ di lucidità), poi neanche più quello.
Manuela Maddamma ha raccontato la storia di Adèle pubblicando le sue lettere e quelle che i componenti della famiglia Hugo si sono scambiati nei lunghi anni in cui hanno cercato di riportarla a casa, di salvarla da se stessa. Lettere belle e accorate, piene di dolore e preoccupazione. Ma solo lettere!
Perché la signora Hugo non ha mollato tutto per andare a riprendersi la figlia, perché quando timidamente scriveva al marito di voler partire si è fatta dissuadere dal timore dello scandalo che il grande autore voleva assolutamente evitare?
Altri tempi certo; ma che pena questa giovane donna vittima dei suoi fantasmi e della sua “modernità”.
“Dedico un pensiero alle mie sorelle che soffrono nei bordelli, alle mie sorelle che soffrono nel matrimonio. Occorre dar loro libertà e dignità, il pensiero nella testa e l’amore nel cuore. Questo XIX secolo è di ostacolo; io riuscirò.”
Recensione di Elena Gerla
PAZZA D’AMORE Adèle Hugo
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