PAPPAGALLI VERDI, ovvero MINE ANTI-BAMBINO

PAPPAGALLI VERDI, ovvero MINE ANTI-BAMBINO, di Gino Strada

Non sono un gran lettore e non amo leggere libri troppo profondi. Preferisco diguazzare laddove percepisco vicino il fondo, dove all’occorrenza riesco ad allungarmi e toccarne la superficie con la punta dei piedi. Anzi delle mani, trattandosi di lettura.

Perciò immaginate il mio stupore quando ho incocciato in questo libro. Non ne conoscevo l’autore, ma dal nome pensavo fosse uno scrittore umoristico. Gino, nome da pollivendolo o da barbiere; Strada, cognome da saltimbanco. Il titolo poi: pensavo fosse un gioco sarcastico, qualcosa tipo i pappagalli che si tengono sotto al letto, per urinare durante la notte, colorati di verde da qualche burlone.

E invece mi sono preso un calcio sui denti. Anzi più di uno. Perché quei maledetti pappagalli sapete cosa sono? Sono mine anti-uomo. Anzi peggio, porca di quella porcaccia miseria, sono mine anti-bambino. Avete capito bene. Mine che hanno la fattezza di pappagallini giocattolo, per invogliare i bambini a raccoglierle, nei territori di guerra. Bombe che esplodono in faccia a questi bambini, tra le mani, sotto i piedi. Arti mozzati, occhi perduti per sempre, ventri squarciati. La meraviglia della guerra. E per sommo di infamia, queste mine-giocattolo, che giocattolo non sono, le produciamo noi italiani. Artisti in tutto, anche nell’abominio.

Io leggo poco ma mio nonno che aveva fatto la guerra e si dilettava di latinorum mi ripeteva sempre: «Dulce bellum inexpertis, expertus metuit». La guerra è qualcosa che può apparire bello a chi non l’ha mai conosciuta, ma chi l’ha conosciuta la teme.

L’unica via è quella della diplomazia. Strada ci insegna che non ci sono bandiere, non ci sono partiti di fronte al dolore.

La più vera ragione è di chi lavora e tace.

Il canto che singhiozza è un canto di pace.

PAPPAGALLI VERDI * Gino Strada

Recensione di Marcello Ferrara Corbari

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