OMICIDIO A CARLOFORTE Antonio Boggio

OMICIDIO A CARLOFORTE, di Antonio Boggio (Piemme – giugno 2022)

E’ decisamente consistente il numero degli scrittori sardi di libri gialli, a cominciare da Marcello Fois con il suo Bustiano Satta e Giorgio Todde con l’imbalsamatore Efisio Marini per continuare con i più recenti Gavino Zucca con la serie ambientata a Sassari del tenente Roversi, Francesco Abate con la trilogia che ha per protagonista la giovane giornalista Clara Simon sino a Piergiorgio Pulixi, di sicuro il più famoso ed anche il più prolifico giallista sardo.

Adesso ho incontrato da un po’ di tempo due gialli di Antonio Boggio, entrambi ambientati in Sardegna, e che ho deciso di leggere per conoscere anche questo autore, cominciando dal primo “Omicidio a Carloforte”, che introduce la figura del commissario Alvise Terranova ma che vede co-protagonista tutta la comunità carlofortina e la stessa isola di San Pietro; isola questa che costituisce lo scenario perfetto per delle storie che mescolano l’ambiente- sia cittadino, con le strette vie del capoluogo così simili ai carruggi genovesi, che marino, con i suoi colori ed i suoi odori- con le caratteristiche più intime dei personaggi e con le abitudini di una piccola comunità dove tutti si conoscono ma c’è sempre qualche segreto più segreto degli altri!

 

 

A Carloforte si dice che non succeda mai niente di interessante ed invece un bel giorno, poco dopo l’arrivo – o meglio il ritorno dal “continente”– del commissario Terranova, viene trovato morto il prete del paese, padre Moresco,- che sembra caduto dalle scale- alla vigilia della celebrazione della festa della Madonna dello Schiavo. Terranova non sembra convinto che si tratti di una morte accidentale ma il questore, avvalendosi anche del parere del medico legale, decide di non aprire un’inchiesta. Ma il commissario non demorde ed indaga, a titolo personale, sulle varie persone che il prete frequentava e cerca di capire meglio la personalità del morto. E così impariamo a conoscere l’ambiente carlofortino ma soprattutto i pensieri e le azioni di questo commissario che ama il jazz, Tom Waits e le buone letture, che scrive poesie ed ama le donne nonostante una vicenda sentimentale finita male.

 

 

Lo scrittore introduce ogni tanto qualche breve frase in tabarchino, un linguaggio misto sardo-genovese, decisamente un po’ ostico da seguire, ma la trama ben articolata e l’approfondimento di una realtà del tutto peculiare ci fa leggere questo giallo decisamente con piacere. Ed allora avanti il prossimo e cioè Delitto alla baia d’argento

 

Recensione di Ale Fortebraccio

 

 

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