L’EPOPEA DI GILGAMESH Mario Pincherle

L’EPOPEA DI GILGAMESH, Mario Pincherle (Melchisedek)

 

 

Uno dei poemi più antichi giunto fino a noi, su XII tavolette in scrittura cuneiforme che risalgono al 2100 a.C.
Uno scritto che mostra come l’uomo, nonostante il tempo trascorso, mantenga le stesse paure e gli stessi punti saldi.
Gilgamesh, re di Uruk, scopre attraverso una serie di prove, il vero valore della Vita.
Accanto a lui Enkidu, l’uomo che gli dei hanno scelto come sua spalla, amico, complice, uomo che lo protegga.


“ Colui che va avanti salverà il suo compagno,
colui che conosce i sentieri proteggerà il suo amico”


Fra i due si crea un rapporto di simbiosi, di rispetto e di fratellanza che è parte centrale del poema. Il valore dell’Amicizia come base fondante della vita, forza da cui trarre giovamento.


Gilgamesh è perfetto, forza, potenza e bellezza. Ma cosa accade quando tutto questo viene toccato dalla Morte? Enkidu muore. E il giovane amico non si dà pace, pensa di poter fare qualcosa, di poter avere un destino diverso.


< i> “Enkidu, l’amico mio che amo, è diventato argilla.
Ed io non sono come lui? Non dovrò giacere pure io e non alzarmi mai più per sempre?”.

Molto gotica la descrizione del corpo di Enkidu che piano la morte conquista. E l’orrore di Gilgamesh davanti a quella scena è la paura dell’essere mortale, la corruzione del corpo, il tempo che si appropria di quel corpo ormai suo.


Gilgamesh è l’eroe disilluso, dopo la caduta del velo di Maia. E’ il superuomo che scopre di essere uomo, mortale, con un destino comune a tutti gli altri: la Morte.


Gilgamesh è tutti gli uomini del mondo. E’ il nostro padre e il nostro figlio, siamo noi stessi.
Nel testo sono numerosissime le lacune, che in alcuni tratti lasciano con il fiato sospeso per la voglia di sapere come sarebbero stati raccontati gli eventi.


Ma la semplicità delle immagini, mista alla bellezza delle parole scelte lo rendono un poema di grande fascino. Ritornano le ripetizioni dei versi, retaggio dei racconti orali che creavano un ritmo nel racconto e una fascinazione nell’ascoltatore.
Splendida lettura.

 

Di Luciana Galluccio

L’EPOPEA DI GILGAMESH Mario Pincherle

 

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