LE INVISIBILI Elena Rausa

LE INVISIBILI, di Elena Rausa (Neri Pozza – febbraio 2024)

Elena Rausa torna in libreria con un romanzo che è come una partitura in quattro tempi, ciascuno dedicato ad un elemento della natura, ciascuno abitato da personaggi diversi, ambientato in tempi diversi, con il comune denominatore della terra di Etiopia.

Terra conquistata negli anni Trenta dall’Italia fascista; terra abbandonata dalla seconda generazione di italiani negli anni Settanta, in seguito alla deposizione dell’imperatore opportunisticamente complice degli invasori; terra piagata dalla carestia in seguito alla quale l’occidente colpevole provò a lavarsi la coscienza con un disco, e l’Italia, che aveva ben altre colpe da scontare, ospitando piccoli rifugiati; terra, infine, dove la memoria torna inevitabilmente alla fine della vita, all’inizio del terzo millennio, per fare i conti con crimini mai confessati e per questo ancora più terribili.

Addis Abeba, capitale dell’ Africa orientale africana, 1937.

Dopo l’attentato fallito al viceré Graziani, si scatena la folle vendetta delle camicie nere, che trasformano la città in un mattatoio. È la notte del 19 febbraio, celebrata ancora oggi in Etiopia e nascosta e dimenticata in Italia, la notte in cui migliaia di civili Etiopi furono brutalmente massacrati in risposta all’attentato.

Questo è solo l’incipit di un romanzo dall’ architettura complessa, che conduce il lettore dagli anni Trenta, in cui il fascismo tentava di ridare all’Italia la gloria che era stata dell’ impero romano, e gli italiani sognavano di riscattare la loro povertà in terra di Abissinia, agli anni Ottanta, con la mobilitazione del mondo musicale per l’Africa, guidata da Bob Geldof, che portò alla realizzazione dell’immortale We are the world (ora narrata in una nuova serie Netflix), fino ai primi decenni del nuovo millennio, con il terribile naufragio di Lampedusa dell’ottobre 2013.

Le invisibili sono le tante donne Etiopi appartenenti alla generazione che ha subìto la conquista italiana, diventate per molti soldati italiani, che in patria non avevano né arte né parte, di volta in volta elementi di un harem, schiave, serve, clandestine, oggetti pornografici da esibire come trofei esotici. E questo romanzo rende giustizia soprattutto a loro, narrando una storia di violenze mai raccontate, le cui ombre aleggiano ancora sul nostro presente. Perché “vere o non vere, le storie che nessuno racconta restano lì, a impoverire o avvelenare le falde, e non c’è da stupirsi quando la pianta soffre o muore”.

Recensione di Maria Teresa Petrone

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