LA SPOSA GIOVANE, di Alessandro Baricco
Una storia “strana” questa de “La sposa giovane” di Alessandro Baricco, edita nel 2015 da Feltrinelli, una storia sospesa, surreale, intrisa di erotismo e di ossessioni, intervallata dalle opinioni delle stesso autore che come voce narrante si immedesima e si disgiunge dalle azioni e dai pensieri dei suoi personaggi che egli stesso cerca di lasciar esprimere in maniera spontanea anche se “meno rotonda” e confortevole per una buona scrittura.
In uno spazio temporale indefinito, forse siamo ai primi del 900, in un luogo anch’esso non ben definito, una grande villa, dall’Argentina arriva la Sposa Giovane, il personaggio che ha dato il titolo al romanzo.
La grande famiglia si è dimenticata del suo arrivo, forse perché annunciato con troppo largo anticipo. Promessa sposa del Figlio, viene accolta dalla Madre, una donna dalla bellezza sublime ormai sfiorita, dal Padre, un uomo mite affetto da “un’inesattezza del cuore”, dalla Figlia che ha preso la bellezza della madre ma è storpia, dallo Zio che dorme sempre e da Modesto, ineccepibile maggiordomo della casa dei cui componenti conosce ogni segreto e ogni intimo bisogno.
Il Figlio è momentaneamente assente. Pare si sia recato in Inghilterra per curare gli affari dell’azienda di famiglia e che sia atteso da un momento all’altro. Alla Sposa giovane non resta che aspettare il suo arrivo e intanto conoscere più a fondo le abitudini di quella bizzarra famiglia dove non è concesso leggere perché la vita dovrebbe essere bastevole a se stessa, dove l’infelicità è detestabile perché ruba il tempo alla gioia e dove la notte fa paura perché tutti, in quella famiglia, sono morti proprio durante le ore notturne.
Da qui si dipana una trama evanescente, fatta di pagine intense, scritte in modo elegante, di digressioni dell’autore, di tempi che fluiscono lentamente, di molte scene di sesso spesso non essenziali alla storia, in un’alternanza di mirabili parole e di stravaganti e paradossali situazioni vissute da tutti i personaggi che, a turno, fanno sentire la loro voce.
Proprio loro, mai chiamati per nome ma solo per la loro funzione (la Madre, il Padre, lo Zio, la Figlia e la stessa Sposa Giovane, ad eccezione del mirabile maggiordomo Modesto il cui nome però potrebbe anche essere un aggettivo nelle intenzioni dell’autore), ci condurranno in un’atmosfera magica e disorientante, fino alle soglie di un finale che non può essere definito tale ma che sarebbe meglio qualificare come nuovo inizio.
Un Baricco insolito, forse un po’ in crisi, che si fa circondare dai suoi personaggi di fantasia che con lui confondono la loro voce e parlano di pulsioni, di irrefrenabili piaceri del corpo vissuti come fuga dalla realtà e della “neutralità delle cose” cioè dell’insensibilità e della freddezza del mondo a tutti i sacrifici e agli sforzi messi in atto dagli esseri umani per lasciare testimonianza del loro passaggio.
Recensione di Maristella Copula
Commenta per primo