LA SERIE DELLA GHOSTWRITER, di Alice Basso
Comprende cinque romanzi:
1) L’IMPREVEDIBILE PIANO DELLA SCRITTRICE SENZA NOME (2015);
2) SCRIVERE È UN MESTIERE PERICOLOSO (2016);
3) NON DITELO ALLO SCRITTORE (2017);
4) LA SCRITTRICE DEL MISTERO (2018);
5) UN CASO SPECIALE PER LA GHOSTWRITER (2019).
Lo stile è tutto. Certo anche l’idea dei soft-thriller che si diramano partendo dal mondo dell’editoria, di cui l’autrice ha una solida conoscenza diretta, è abbastanza interessante e originale. Ma la formula vincente di questi romanzi è la brillantezza, l’intelligenza e il tocco esperto dello stile, condito da ironia e sapiente umorismo.
Eppure accettare questi titoli atroci a prima vista è dura. Poi si capisce il riferimento alla letteratura e al cinema, nonché al fumetti, polizieschi, soprattutto americani, della prima ma anche della seconda metà del Novecento, e quegli stereotipi diventano efficaci, e pure divertenti.
Ma veniamo ai personaggi. La protagonista, Vani Sarca, la ghostwriter, un incrocio tra Lisbeth Salander di “Uomini che odiano le donne”, ripulita da piercing e tatuaggi, e una Mercoledì Addams trentaquattrenne, risulta subito antipatica.
La frase che ripete già dall’inizio fino all’ossessione è “tanto non me ne frega niente”. È solitaria, cinica, scrutatrice implacabile dei caratteri delle persone e pronta a servirsi delle sue analisi come arma. Gli altri personaggi, maschili e femminili, sono costretti ad adeguarsi a lei.
Ma lei, e qui viene la sorpresa, nel manipolarli, tira fuori il meglio da essi. C’è pure un commissario dichiaratamente chandleriano, forse troppo perfetto per essere vero, ma è pur sempre una donna quella che scrive, e una simpatia tutta femminile per questa sua creatura gliela possiamo anche concedere.
Le trame sono coinvolgenti e ricche di colpi di scena, ma senza effettacci o truculenze. Insomma, lo stile raffinato ma non elaborato sfida l’intelligenza del lettore attraverso riferimenti letterari, cinematografici, linguistici e artistici in genere, fino alla soluzione dei vari casi.
E ad un certo punto questa tipa apparentemente insopportabile, dopo circa 1500 pagine, riesce persino a commuoverci.
Recensione di Pasquale Vergara
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