LA LETTERA DI GERTRUD, di Björn Larsson
Alla ricerca dei libri già posseduti sul nazismo e la Shoa, mi sono imbattuta in questa Lettera del noto scrittore svedese Larsson.
Pensavo effettivamente di trovare qualcosa di diverso, ma non una specie di piccolo saggio sulla genetica, la razza e l’identità non proprio di facile lettura, se non addirittura, a tratti, anche eccessivo, ma dalla tesi lucidissima e condivisibile, che non fa la minima piega.
La prima parte racconta la vita di un brillante scienziato genetista, che vede la sua vita stravolgersi quando, alla morte della madre, scopre che era un’ebrea scampata ad Auschwitz, la quale, durante la vita, non aveva mai rivelato al figlio di esserlo per proteggerlo da un eventuale ripetersi delle persecuzioni. A causa di ciò, Martin Brenner (questo il nome del protagonista), era stato allevato senza alcun insegnamento religioso.
Da qui si sviluppa tutta la vicenda che lo riguarda direttamente ma che comprende anche il proprio lavoro, la moglie e la creatura più amata, sua figlia Sara…
Le difficoltà che Martin dovrà attraversare e superare, a causa delle sue origini, ma anche la sua impulsività, le sue provocazioni e le sfide che lancerà, mi hanno, inizialmente, portata a credere che la storia narrata da Larsson fosse tratta da vicende davvero vissute, così ho fatto delle ricerche in rete, per saperne di più, e ho scoperto che non era affatto così.
La scrittura è gradevole e scorre facilmente, anche se sono presenti alcuni passi di pura scienza, che non rendono proprio snella e accattivante la narrazione, anzi direi piuttosto che l’appesantiscono non poco, ma non si può non condividere la lucida tesi finale di Larsson.
In conclusione, è stata una lettura che mi ha lasciato molte perplessità e, se avessi saputo che era così, non avrei mai pensato di comprare e, soprattutto, di leggere il libro proprio in questo periodo.
“Nessuna legge, né ebraica né altra, doveva essere al di sopra dell’amore. Qualsiasi idea di purezza della razza doveva sparire. Una persona doveva poter essere prima di tutto un essere umano” (pag. 431).
Recensione di Lena Merlina
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