LA FIGLIA DEL PECCATO, di Emily Gunnis
La vicenda delle Case Magdalene è diventata nota ai più da relativamente pochi anni; solo all’inizio degli anni ’90 si è venuto a conoscenza di quali fossero realmente le condizioni di vita in questi istituti, in genere gestiti da suore, nati nell’Ottocento per dare asilo a ragazze madri, vittime di violenze, donne allo sbando, le cui storie erano viste come un’offesa alla morale pubblica.
Diffusissime nella cattolica Irlanda, ce n’erano molte anche in Inghilterra; e proprio una di queste case fa da sfondo alla storia narrata dal libro. Che parte dal casuale ritrovamento da parte di una giornalista di alcune lettere scritte cinquant’anni prima da una giovane donna incinta durante gli anni di permanenza nell’istituto.
Una storia di maltrattamenti, violenze, morti, dove è colpevole sia chi commette i reati, sia chi non ha il coraggio di denunciarli. Segreti terribili che stanno per scomparire definitivamente con la demolizione dell’antica sede. Solo due giorni per raccogliere elementi e testimonianze e soprattutto per capire quanto di personale c’è nell’interesse che la vicenda esercita sulla giornalista.
Il libro si legge con interesse perché la vicenda reale è torbida, oscura e difficile da digerire e quindi ha bisogno ancora di essere raccontata il più possibile. Ma la scrittura è poverella, anche se scorrevole e l’intreccio abbastanza prevedibile. Quindi leggetelo se l’argomento vi interessa e se vi piace la fiction.
Di tutt’altro livello sullo stesso tema il film Magdalene di Peter Mullan e il più recente Philomena del mio adorato Stephen Frears
Recensione di Elena Gerla
Commenta per primo