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LA FIERA DELLA VANITÀ, di William Makepeace Thackeray
Mi sono avvicinata a questo romanzo solo perché mi ricordava vagamente il titolo di uno sceneggiato televisivo degli anni 60 che mia mamma seguiva in televisione, e non mi aspettavo certo di trovarmi tra le mani un romanzo scritto così bene e così ironico nei confronti della società inglese dell’Ottocento.
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Ho scoperto una lettura piacevole e rilassante, l’autore scrive con un tono anticonformista e guarda con occhio molto critico la società londinese, evidenzia I guasti di una società rigidamente divisa in ceti, dove gli agi e le ricchezze non si raggiungono con l’onestà e la virtù e le capacità ma molto spesso con l’arrivismo, l’astuzia, la prevaricazione; insomma ci descrive una società in cui chi è povero, senza mezzi, senza protettori non va lontano e per di più se si tratta di una donna, una giovane donna, senza arte né parte l’unica speranza di sopravvivere e realizzare il proprio sogno di ricchezza è sfruttare la propria bellezza, mentire quando è necessario, imbrogliare all’occorrenza, apparire al meglio per ottenere I propri scopi… e certo, anche ricorrere alla manipolare delle altrui esistenze o dei sentimenti altrui senza farsi scrupolo di piegarli alla soddisfazione dei propri obiettivi.
Questo romanzo però rappresenta una novità nel panorama dell’epoca poiché in esso sono saltati alcuni schemi: non c’è un protagonista assoluto, la donna che più di ogni altra potrebbe esserlo è Rebecca ma non risponde ai canoni dell’eroina comunemente intesa, è bella, intelligente ma anche astuta, egoista, arrivista, imbrogliona… ma anche capace di atti di generosità.
L’altra possibile eroina, Amelia, è invece pallida, semplice, dolce, scialba e rassicurante ma a volte anche un po’ tonta! La fiera della vanità è un racconto corposo, storico poiché il narratore infarcisce la storia in eventi, descrizioni di fatti realmente avvenuti come la battaglia di wotherloo in cui I nostri protagonisti giocano una parte ma che spesso fa risultare il narratore invadente e troppo pressante.
Amelia e Rebecca, sono due giovani donne che affrontano e vivono la vita in maniera del tutto diversa perché hanno prospettive diverse legate alla famiglia di appartenenza, Amelia è figlia della borghesia arricchita, Rebecca è orfana e senza un soldo quindi se vuole ottenere qualche cosa deve contare su se stessa e sull’arte di arrangiarsi; Rebecca con tutte le contraddizioni del suo personaggio, è una donna moderna che cerca di farsi strada contando solo sulle proprie forze sarebbe bello potesse sfruttare onestamente le sua qualità senza essere costretta a mentire o dare il peggio di sé. Questo romanzo è un affresco dell’epoca e la Storia si mescola con I fatti privati dei nostri protagonisti e l’autore guarda ad essi con ironia ma anche con una certa dose di comprensione per le umane mancanze.
Recensione di Patrizia Franchina
LA FIERA DELLA VANITÀ William Makepeace Thackeray
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