LA DANZATRICE DI SEUL Kyung Sook Shin

LA DANZATRICE DI SEUL, di Kyung Sook Shin

LA DANZATRICE DI SEUL Kyung Sook Shin Recensioni libri e News UnlibroKyung-Sook Shin, scrittrice coreana, prima donna e prima coreana a vincere nel 2012 il Man Asian Literary Prize con “Prenditi cura di lei”, leggendo un antico libro sulla dinastia Joseon, fu colpita dalla storia di un delegato francese che recatosi in Corea si innamorò di una danzatrice di corte e la portò a Parigi con sé.

Nel libro trovò poche righe dedicate a una donna orientale che parlava uno splendido francese ed era molto intelligente e colta e che, nonostante le apparenze, percepiva di essere sempre un “fenomeno esotico” per i francesi, senza riuscire mai ad integrarsi veramente in quel Paese Occidentale così diverso dal suo. La depressione la colse fino ad annientare ogni sua leggiadria e curiosità, portandola a deperire velocemente fino a trasformarla in una “scimmietta travestita da donna per puro divertimento”.

Questa donna era Yi Jin, la più virtuosa danzatrice di corte della dinastia Joseon, amata dalla regina come una figlia e alla quale, nonostante le rigide regole di corte, fu concesso di andare via dal palazzo e recarsi in Francia con l’emissario francese in Corea Victor Collin de Plancy che avrebbe dovuto sposarla.

 

Ma nei documenti esaminati nulla è dato sapere riguardo a questo matrimonio e del nome di Yi Jin non c’è traccia in nessuna carta, né in Francia né in Corea.

Lasciando libero sfogo alla sua immaginazione, Kyung-Sook Shin si sentì libera di riempire gli spazi vuoti della vita della danzatrice, reinventando personaggi storici e, per questioni logistiche, spostando i tempi delle vicende, concentrandosi invece sul significato dell’esistenza umana del personaggio che voleva riportare in vita, una donna curiosa del vivere moderno ma che sacrificò la sua vita per amore della verità, una donna dall’eccezionale sensibilità e bellezza.

Molte le pagine poetiche e commoventi, le descrizioni minuziose ed altamente evocative di ambienti ed atmosfere, all’interno di un cerchio che vede contrapposti l’Oriente e l’Occidente mai così lontani nei pensieri e nelle azioni.

 

Tuttavia la lentezza degli avvenimenti raccontati e le accurate digressioni storiche, l’assenza di colpi di scena in favore di un immobilismo interminabile, tolgono vivacità e dinamismo al racconto e poco allettano il desiderio di riprendere in mano il libro per vedere come andrà a finire. Le ultime 80 pagine sono le più movimentate ed interessanti e sicuramente le più toccanti, ma prima di arrivarci sono troppe quelle dove prevale una staticità spesso disarmante.

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