Il VENTO CONOSCE IL MIO NOME Isabel Allende

Il VENTO CONOSCE IL MIO NOME, di Isabel Allende (Feltrinelli – settembre 2023)

Recensione 1

Non c’è da piangere. Dobbiamo essere brave. Noi siamo scomparse. Il vento conosce il mio nome ed anche il tuo. Tutti sanno dove siamo. Io sono qui con te, so dove dei tu e tu sai dove sono io.

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Dopo aver letto molti autori italiani (scelta che mi ha stupito ultimamente) mi sono imbattuta in questo libro attratta dalla copertina che amo molto e dal titolo, poetico ed evocativo a mio avviso. Mi ritrovo subito a Vienna nel 1938 e conosco subito Samuel Adler, un dolce bambino ebreo che a soli 6 anni si trova a vivere un momento drammatico: suo padre scompare durante la Notte dei cristalli. La madre, per potergli permettere la salvezza con il cuore a pezzi lo mette sul treno che dall’Austria lo porterà in Inghilterra. Lui ed il suo inseparabile violino, tra tristezza profonda e sconcerto, cosí cominciano il loro viaggio.

Mi ritrovo poco dopo in Arizona nel 2019 e conosco Anita Díaz, anche lei una bambina, e salgo con lei e sua madre su un treno per sfuggire a un pericolo imminente nel Salvador e viaggio fino agli Stati Uniti in cui a causa della nuova politica di separazione familiare, sono costretta a lasciare Anita sola e terrorizzata  in un centro di accoglienza a Nogales.

Il romanzo si struttura in questo modo un intreccio di due storie temporalmente e logisticamente lontane, una treccia costruita dalla Allende.

Ogni capitolo del libro ha come titolo un nome, esattamente il nome di uno dei protagonisti del romanzo.

Questo intreccio, pagina dopo pagina, condurrà ad un incontro tra queste anime, queste storie.

Tra un salto temporale e l’altro si incontra un personaggio importante quello di Selena Durán, una giovane assistente sociale che ha un ruolo importante ed un cuore grande.

In queste pagine, più di 300, tanti sono i temi che vengono trattati e che spesso ricorrono nei libri della Allende come immigrazione, emigrazione, accoglienza e separazioni familiari…

La storia, corsi e ricorsi storici, in qualche modo è sempre parte preponderante dei romanzi della Allende.

Questa é una storia in cui le persone, le scelte delle persone ed i loro gesti fanno più della burocrazia e della politica, è una storia in cui l’accoglienza, nel suo concetto più sfaccettato, è protagonista.

Vera e indiscussa protagonista.

Questo libro si legge piacevolmente, si legge di nazismo, della tragedia di El Mozote, di abbandoni, di perdite, di viaggi anche interiori eppure…non decolla. A mio avviso. Questo libro non sfiora le vette de La casa degli spiriti e non mi ha appassionato come Lungo petalo di mare, lo ammetto.

In un periodo storico in cui l’accoglienza fatica a decollare ho sperato in pagine più audaci ed emotivamente toccanti.

Lei è una certezza nella scrittura sia chiaro ma questo libro ha disatteso le aspettative, mi sono forzata nel finirlo.

Non mi sono pentita di averlo letto, tengo a precisarlo, semplicemente non me ne sono innamorata. Lo consiglio con riserva…

Recensione di Maria Elena Bianco

Recensione 2

Come sempre, avevo delle aspettative per questo ultimo inaspettato libro di Isabel, per cui mi sono immersa nella lettura – talvolta un po’ a fatica- appena il libro è uscito.

Che dire in sintesi? Senza infamia e senza lode.

Il tema dello sradicamento pervade tutta la storia, anzi le storie, ed e’ un grande tema che l’autrice ha sempre sentito profondamente: lo sradicamento del piccolo ebreo Samuel Adler messo su un treno dalla madre nella notte dei cristalli per sfuggire al nazismo e quello di Anita Diaz che con la madre cerca rifugio negli USA per sfuggire al pericolo nel Salvador.

Passato e presente che si intrecciano, cosi come si intrecciano le vite fra i due mondi.

La nostra grande affabulatrice questa volta si dilunga più sulla storicizzazione e documentazione degli eventi, tuttavia se ne riconosce lo stile e le sfumature, forse anche per la traduzione, sempre di Elena Liverani.

I personaggi però non riescono ad essere così coinvolgenti come la Allende ci aveva abituati, particolarmente quando l’azione si svolge in Europa e il vissuto della famiglia Adler sia pure documentato correttamente mi da l’impressione di una scarsa partecipazione, considerata la drammaticità dell’ argomento.
I personaggi dell’America prendono vita con più calore, ecco farsi largo le sue donne appassionate e coraggiose dove la magia del passato si mescola al pragmatismo del presente e qui maggiormente si avverte quel mondo a cui noi estimatrici dell’Allende siamo abituate (ma ha scritto di meglio).
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Perche leggerlo?
Cito, forse a sproposito una frase che mi convince ” Condividere la lettura anche solo di una decina di libri costituisce un vincolo ben più potente del sangue”. (Mc. Carthy).
Si, perche si tratta di un comune sentire.
Ma noi, lettrici consanguinee a causa di Isabel poiché una decina di suoi libri li abbiamo sicuramente letti, sappiamo che non sono tutti allo stesso livello…  tuttavia abbandoniamoci ancora una volta alla sua scrittura.
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Recensione di Ornella Panaro

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