IL SALE DELLA TERRA Jeanine Cummins

Il sale della terra

IL SALE DELLA TERRA, di Jeanine Cummins

A quanto pare questo libro è stato oggetto di diverse polemiche e ha fatto parlare di sè sia in positivo che in negativo… io spezzo una lancia a favore.

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Lydia sta festeggiando con i suoi cari, quando vede morire assassinata quasi tutta la sua famiglia: freddate in un attimo 16 persone, tra cui suo marito, che di mestiere era un giornalista.

 

Lei gestiva una libreria e il suo cliente più affezionato si è rivelato un boss del narcotraffico, che ora le dà la caccia.

Le resta soltanto Luca, suo figlio, unica forza che le rimane per spingersi in un lungo viaggio verso la salvezza.

Un viaggio in un mondo che conoscevo poco, quello dell’emigrazione e dei cartelli messicani. Una narrazione semplice e avvincente, personaggi vividi a cui ci si affeziona subito. Tanto odio, tanto amore, tanto affetto…Peccato forse per il finale, un po’ affrettato… non posso dire altro, sarebbe uno spoilerone.

 

Non sarà altissima letteratura, ma una lettura scorrevole e piacevole.

Non sarà neanche un ritratto particolarmente fedele del Messico, ne so anche meno dell’autrice temo, ma non credo sia questo lo scopo. Jeanine Cummins ci racconta una storia e secondo me lo fa piuttosto bene.

Una delle critiche mosse al romanzo, è che si tratta di una storia che avrebbe dovuto essere scritta “dall’interno”, invece è stato scritta da una “bianca” che fa spettacolo dell’autentico dolore di molte persone coinvolte tutt’ora in situazioni simili a quelle narrate.

Ma è necessario essere dentro alla situazione di cui si vuole parlare per poterla raccontare?

 

Da poco ho letto “Io non mi chiamo Miriam”. Parla di una ragazza rom nei campi di concentramento. È forse autobiografico? No! Ma non per questo si può dire che non sia un romanzo ben riuscito.

Un messicano avrebbe fatto un lavoro migliore? Forse! Ma secondo me è narrativa e non ci si dovrebbe porre dei limiti. Minacce di morte poi, per aver scritto un romanzo, mi sembrano un tantino azzardate.

E secondo voi ci sono territori nei quali la narrativa sarebbe meglio non si spingesse? Quali?

Recensione di Monica de Giudici

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